Il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz lancia l’affondo contro i colossi americani di Internet: i Gafa (Google, Amazon, Facebook, Apple) devono pagare le tasse. Ma per risolvere il nodo web tax serve un approccio globale: la tassazione nell’era digitale è una questione che va affrontata da tutti i paesi insieme.
Le dichiarazioni di Scholz, rilasciate alla testata americana Cnbc.com, sono una replica indiretta a quanto indicato nei giorni scorsi dalla commissaria Ue per la concorrenza Margrethe Vestager . Naufragata l’ipotesi di una web tax europea, la decisione sulla tassazione dei grandi operatori digitali è passata all’Ocse, ma la commissaria ha dichiarato che, “se dovesse mancare il consenso globale, l’Europa dovrà assumere la guida”.
Il ministro tedesco si dice molto preoccupato dal fatto che i colossi del digitale “tendono a non pagare tasse da nessuna parte”, ma ha aggiunto che, per risolvere la questione, “dovremmo trovare un accordo globale, aiuterebbe molto”.
L’Unione europea ha cercato un approccio a livello comunitario per riuscire ad applicare subito una web tax sulle aziende del digitale in attesa di una soluzione globale da trovarsi in seno all’Ocse. Proprio la Germania ha tentennato portando alle riunioni dell’Ecofin di fine 2018 un atteggiamento di cautela: davanti al pressing di paesi come Italia, Francia e Austria, Scholz ha preferito la prudenza, probabilmente per non scatenare ripercussioni dagli Stati Uniti, primo mercato di esportazione per molti colossi industriali tedeschi.
A far naufragare la web tax Ue sono stati però i paesi membro più piccoli: la scorsa settimana, in occasione dell’incontro tra i vertici finanziari, Svezia, Finlandia, Irlanda e Danimarca hanno bloccato la bozza della proposta di legge dedicata al caso Gafa facendo definitivamente saltare la web tax europea.
Ora la palla passa all’Ocse, che ha rassicurato sull’atteggiamento di apertura del mondo corporate verso una riforma organica dei meccanismi di tassazione. Tuttavia la Vestager, che si sta accreditando come una delle personalità più quotate per sostituire, a novembre, Jean-Claude Juncker alla guida della Commissione europea, ha chiarito che Bruxelles non intende aspettare tempi lunghi e che l’Europa può ancora mettersi alla guida delle riforme fiscali nell’era digitale.
Il ministro tedesco Scholz è di altro avviso: serve il consenso globale. Scholz ha osservato che gli Stati Uniti stanno adottando un “approccio condiviso”, riferendosi alla proposta di applicare un’aliquota minima alle multinazionali che hanno stabilito la sede legale nei “paradisi fiscali”. L’amministrazione Usa riconosce lo scollamento tra i guadagni dei grandi gruppi dell’hitech e le aliquote fiscali; tuttavia proprio le riforme fiscali di Donald Trump a favore della corporate America hanno finito col concedere enormi sgravi ai colossi industriali, come Amazon, che l’anno scorso negli Usa ha pagato “zero tasse” al governo federale.