L'OPERAZIONE

Uber stringe sull’Ipo, ma allerta gli investitori: “Dubbi sulla profittabilità”

“La crescita di utenti e fatturato è in rallentamento e le spese operative aumentano”, avverte la società che debutterà al Nyse a maggio. Ma il colosso del ride hailing ha una carta vincente: le economie di scala

Pubblicato il 12 Apr 2019

app Uber

Uber mette le mani avanti per evitare una caduta che potrebbe essere rovinosa. Alle soglie dell’offerta pubblica iniziale, attesa come una delle Ipo più grandi di sempre, la società americana del ride hailing valutata 76 miliardi di dollari sul mercato privato prova a tenere a freno gli entusiasmi con un atteggiamento di massima cautela: la crescita del suo business è in rallentamento e la profittabilità potrebbe non arrivare mai.

Lo ha indicato la stessa società nel prospetto (filing S-1) depositato presso l’ente regolatore di Borsa, la Us Securities and Exchange commission. Uber ha fornito tutte le cifre che definiscono la sua attività e che servono agli investitori. La società ha perso 3,03 miliardi di dollari nel 2018 e le spese operative sono previste ancora in forte aumento nel prossimo futuro, per cui Uber “potrebbe non raggiungere mai la profittabilità”.

Gli utenti attivi mensili delle varie piattaforme di Uber (dal ride hailing alle consegne di pasti a domicilio Uber Eats) sono in media 91 milioni alla fine del 2018, in crescita del 33,8% rispetto al 2017, ma la crescita è inferiore al +51% messo a segno nel 2017 rispetto al 2016.

Il fatturato nel 2018 è di 11,3 miliardi di dollari, in aumento del 42% rispetto al 2017, ma il ritmo di crescita anche qui è in rallentamento: nel 2017 le revenue erano salite del 106% rispetto al 2016.

La diretta rivale del ride hailing Lyft si è già quotata a fine marzo e l’esito è finora deludente: le azioni, che hanno fatto il debutto al Nasdaq al prezzo di 72 dollari l’una, venivano scambiate ieri a 61 dollari. Gli investitori mostrano una limitata propensione al rischio e ai facili entusiasmi: la Borsa attende con ansia le quotazioni degli unicorni hitech più promettenti, ma vuole anche vedere attività sostenibili.

Uber, che inizierà a fine mese il road show con gli investitori, non ha ancora definito ufficialmente le dimensioni dell’Ipo, ma punterà probabilmente su un volume di azioni per un valore di 10 miliardi di dollari, che ne pongono la valutazione complessiva tra 90 e 100 miliardi, sotto la cifra più ottimistica di alcune banche di investimento, che hanno ipotizzato 120 miliardi. Uber resta comunque candidata a diventare la più grande Ipo sul Nyse dopo la quotazione di Alibaba nel 2014, che ha venduto titoli per 25 miliardi. Anche l’Ipo di Uber si svolgerà al Nyse, probabilmente a inizio maggio.

Nel road show con gli investitori il ceo Dara Khosrowshahi dovrà convincere su alcuni punti essenziali. Innanzitutto, l’affidabilità delle tecnologie di automazione dei veicoli su cui Uber lavora dopo l’incidente mortale dell’anno scorso in Arizona con un’auto driverless di Uber. Khosrowshahi dovrà spiegare come la sua aziende intende impiegare l’automazione in modo sicuro nel suo business: la transizione alle auto-robot è considerata dagli analisti importante per tagliare i costi degli autisti.

Secondo punto da chiarire è l’impatto della disputa legale con Waymo, la società di Google per la guida autonoma che accusa Uber di averle sottratto segreti industriali. Nei documenti depositati alla Sec Uber rivela che potrebbe essere costretta a pagare a Waymo delle licenze per usare alcune sue tecnologie oppure subire dei ritardi nello sviluppo della propria tecnologia driverless.

Infine, c’è la cultura aziendale. Khosrowshahi dovrà rassicurare gli investitori sul fatto che Uber è fuori dagli scandali che l’hanno colpita e segue le regole: la società ha subito cause per molestie sessuali, ha svelato con mesi di ritardo un massiccio data breach e ha usato sulle sue auto un software per sfuggire ai divieti imposti da alcune città al servizio di ride hailing.

In compenso il ceo potrà sfoderare una carta vincente: il ruolo di player dominante che Uber si è costruita. In molti dei paesi in cui è attiva Uber è l’azienda del ride hailing con la maggior quota di mercato e gli analisti considerano cruciale la capacità di realizzare economie di scala per arrivare alla profittabilità. Anche se su questo punto, come abbiamo visto, Uber ha già chiarito che non garantisce niente.

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