Stanare gli evasori fiscali attraverso i big data. Ossia attraverso l’utilizzo di strumenti “predittivi” in grado di mixare fra loro informazioni derivanti da più fonti per poi determinare il livello di rischio evasione. Il Garante della Privacy ha dato ufficialmente il suo ok all’Agenzia dell’Entrate per la sperimentazione di processi automatizzati per la lotta all’evasione fiscale. Il tutto “nel rispetto di precise garanzie a salvaguardia dei diritti dei cittadini”, ha evidenziato l’Autorità. In dettaglio, l’Agenzia delle Entrare potrà testare modelli predittivi del rischio evasione attraverso la selezione automatizzata di posizioni fiscali dei potenziali evasori, anche mediante lo scambio di informazioni con amministrazioni estere.
L’Autorità ha adottato due distinti pareri su due schemi di provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle entrate riguardanti rispettivamente contribuenti con incongruenze tra i redditi dichiarati e i loro rapporti bancari e finanziari e cittadini che hanno intrattenuto rapporti con operatori finanziari all’estero non coerenti con le informazioni in possesso del fisco.
“L’Autorità ha ritenuto idonee – anche sulla base della valutazione dei rischi effettuata dall’Agenzia dell’entrate – le garanzie individuate in termini organizzativi e di sicurezza informatica. Tali garanzie riguardano, in particolare: la qualità dei dati utilizzati per la selezione dei contribuenti; i tempi di conservazione dei dati; il diritto del contribuente a essere correttamente informato e di veder garantite adeguate modalità di coinvolgimento; la necessità di condurre controlli periodici sull’esattezza dei dati e di adottare misure volte a ridurre i rischi relativi a errate rappresentazioni della capacità contributiva, che potrebbero recare ingiustificati pregiudizi agli interessati”, si legge in una nota del Garante.
All’Agenzia delle entrate – che avrà l’obbligo di inviare un avviso ai contribuenti sotto accertamento affinché provvedano a regolarizzare la propria posizione – l’Autorità ha chiesto anche ulteriori garanzie per la condivisione con la Guardia di Finanza delle informazioni relative ai rapporti finanziari. “Giova ricordare che la selezione automatizzata dei contribuenti trova la sua base giuridica in una serie di norme nazionali, così come richiesto dal Regolamento Ue, che consente tali trattamenti nel caso in cui siano ammessi dalla normativa dello Stato membro, sulla base di precise misure a tutela delle persone, e siano autorizzati dall’Autorità garante.
Proprio alla luce del Regolamento europeo – allo scopo di evitare possibili discriminazioni o pregiudizi – i processi automatizzati devono garantire massima sicurezza e trasparenza, anche riguardo alla logica alla base degli algoritmi utilizzati”, puntualizza la nota dell’Authority.