La trimestrale di Google (o meglio della capogruppo Alphabet) delude le attese del mercato: le entrate, a 36,3 miliardi di dollari, rappresentano una crescita di “appena” il 17%, il ritmo trimestrale più basso da tre anni e sono circa 1 miliardo di dollari sotto le previsioni di Wall Street raccolte da Refinitiv. Un anno fa le revenue di Google crescevano del 26%, lo stesso tasso di crescita delle revenue riferito da Facebook la scorsa settimana (per un totale di 15,1 miliardi di dollari nel primo trimestre). Il titolo Google (Alphabet) ha perso il 7,5% negli scambi after-hours.
Proprio la concorrenza di Facebook e altre piattaforme Internet dominanti come Amazon, Twitter e Snap preoccupa investitori e analisti: erodono a Google quote nell’advertising. I ricavi di Alphabet dalla pubblicità sono l’85% del fatturato totale e pari a 30,7 miliardi, ma sono cresciuti solo del 15%, il ritmo più lento da quattro anni e al di sotto della media del 21% dei precedenti otto trimestri. Google, che vanta 3 miliardi di utenti sulle sue diverse piattaforme, resta comunque il più grande venditore di spazi pubblicitari su Internet su scala globale: cattura quasi un terzo del fatturato totale, secondo eMarketer, ma la diretta rivale, Facebook, con uno share di circa il 20%, si avvicina.
Gli utili, pari a 6,7 miliardi di dollari, sono in calo soprattutto per effetto della maxi-multa di 1,49 miliardi di euro comminata dalla Commissine europea a marzo per aver abusato della sua posizione dominante nel settore della pubblicità. La flessione è del 29% circa rispetto ai 9,4 miliardi del primo trimestre 2018; senza la sanzione Ue l’utile sarebbe di 8,3 miliardi di dollari, comunque in calo.
La chief financial officer di Alphabet, Ruth Porat, ha attribuito il rallentamento della crescita alle fluttuazioni valutarie, alla concorrenza e ad alcuni cambiamenti nei prodotti pubblicitari.
Tra questi, ci sono delle modifiche introdotte nella piattaforma YouTube che, ha detto la Porat, ha fatto salire le entrate all’inizio dello scorso anno ma non ha avuto effetti significativi in questo trimestre. Il principale cambiamento riguarda le restrizioni sull’advertising: Alphabet ha stretto i controlli per impedire che le ads appaiano accanto a contenuti per adulti o offensivi e, in generale, sta cercando di eliminare i materiali violenti e pedopornografici.
Gli investitori guardano con perplessità anche l’aumento delle spese di Alphabet: nel primo trimestre i costi sono saliti (anno su anno) del 16,5%, quasi quanto le revenue, a 29,7 miliardi di dollari. Pesano soprattutto gli investimenti in data center, uffici e licenze per i contenuti di YouTube, tanto che alcuni analisti cominciano a preoccuparsi della tenuta del modello di business della piattaforma video, sotto pressione anche per i problemi di controllo dei contenuti e per le restrizioni sulla pubblicità.
Crescono le revenue per Google Cloud, ma la quota di mercato resta minoritaria rispetto ai big del settore come Amazon, Microsoft e Ibm. In base a dati inclusi nel report finanziario, le vendite trimestrali di Google e YouTube sono state di 36,1 miliardi, in rialzo dai 31 miliardi dei primi tre mesi del 2018, mentre le vendite delle altre divisioni, che includono il cloud, sono aumentate del 25% a 5,45 miliardi.
Un altro segmento di mercato in cui Google non ha ancora trovato la formula giusta è il mix di pubblicità da portare sugli smartphone e sui prodotti per la smart home con Google Assistant, soprattutto sui mercati emergenti.
Il ceo Sundar Pichai, riporta Reuters, ha indicato agli analisti che il rallentamento del fatturato su base trimestrale è fisiologico e che l’azienda si concentra sul lungo periodo. “Ci può essere qualche variazione da trimestre a trimestre di tanto in tanto, ma crediamo nelle opportunità che vediamo”, ha detto Pichai.