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5G, l’Europa deve trovare la sua strada. Il modello? Il Gdpr

In una conference call con la stampa internazionale John Suffolk, vicepresidente responsabile della privacy e della sicurezza di Huawei ha acceso i riflettori sulle enormi potenzialità del Vecchio Continente. Ma bisognerà superare i nazionalismi

Pubblicato il 03 Mag 2019

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L’Europa può giocare una partita importante sul fronte 5G. Nonostante Usa e Cina si contendano al momento il “predominio”, con gli Usa in forte accelerazioneVerizon è già partita con i servizi commerciali – e nonostante il “caso Huawei” continui a tenere banco anche e soprattutto in merito alle decisioni dei governi europei sull’adozione delle tecnologie core network, è sul fronte delle scelte a livello comunitario che si gioca il destino del Vecchio Continente.

Questa la tesi sostenuta dalla stessa Huawei. In una conference call internazionale a cui hanno potuto prendere parte una serie di giornalisti selezionati – Corcom fra le testate presentiJohn Suffolk il vicepresidente responsabile della privacy e della sicurezza informatica dell’azienda, ha acceso i riflettori sull’importanza di una “linea comune” che “possa rafforzare il peso dell’Europa” e quindi “consentire a imprese e cittadini di beneficiare al massimo delle potenzialità offerte dalla quinta generazione mobile in termini di nuovi servizi e di business”.

Nel ribadire “la disponibilità nei confronti di tutti i governi, anche tenendo conto delle singole istanze” e nel tendere la “mano” agli americani – “se il governo statunitense vuole, possiamo trovare una soluzione” – Suffolk ha evidenziato la necessità di “andare avanti compatti”, con l’obiettivo per tutti di spingere la crescita economica e lo sviluppo di servizi innovativi grazie al 5G. “L’Europa deve prendere una decisione e deve farlo superando i nazionalismi, proprio come è stato fatto con il Gdpr” diventato una best practice a livello mondiale al punto che gli stessi Stati Uniti starebbero valutando l’adozione di un’analoga regolamentazione per fare fronte alle delicate questioni di privacy e cybersecurity che vedono protagonisti, oltre alle telco, gli over the top, Facebook in testa.

Secondo Suffolk la chiave di volta è rappresentata dalla cooperazione fra tutti i soggetti in campo: “Non esiste una tecnologia a rischio zero su scala globale” e per questo “i governi e le aziende devono lavorare insieme per trovare le soluzioni migliori in grado di abbattere rischi e situazioni di criticità”. Le questioni “emotive” – così le ha definite Suffolk riferendosi agli “allarmi” quotidiani sul fronte della sicurezza delle reti – “devono essere superate in nome dell’oggettività”. Le verifiche su prodotti e servizi, e la definizione di standard comuni per valutare la sicurezza di reti e dispositivi sono la chiave per “consentire a governi e imprese di lavorare insieme in aree complesse in cui nessuna azienda da sola può offrire tutte le risposte”.

In Svizzera la prima rete 5G a firma Swisscom-Ericsson

Anche l’Europa ha intanto acceso la prima rete commerciale 5G: a debuttare l’operatore elvetico Swisscom che ha aperto le danze grazie all’infrastruttura messa in campo da Ericsson. 54 le città e comunità del Paese che saranno progressivamente coinvolte, tra le quali Zurigo, Berna, Ginevra, Basilea, Losanna e Lucerna. “Questa è un’occasione davvero importante per Swisscom e l’Europa – ha sottolineato Arun Bansal, presidente di Ericsson in Europa e America Latina – Il 5G è ora commercialmente disponibile. Oltre a dare continuità ai solidi legami con Swisscom, stiamo anche rafforzando l’intero ecosistema 5G, riducendo il time-to-market dei produttori sia di chipset che di dispositivi.

5G, le strategie del governo italiano

Il governo italiano guarda con molta attenzione al 5G. Nel Def (Documento di Economia e Finanza), sono stati messi nero su bianco nuovi interventi a favore delle reti ultrabroadband e si parla di nuove risorse da destinare alle infrastrutture (anche se le misure in dettaglio sono ancora da definire). Riguardo alla partecipazione delle aziende cinesi nella realizzazione delle nuove reti, l’Italia punta alla messa a punto di una certificazione ad hoc: il ministero dello Sviluppo economico ha annunciato l’istituzione, presso l’Iscti (Istituto Superiore delle Comunicazioni e delle Tecnologie dell’Informazioni), del Centro di valutazione e certificazione nazionale (Cvnc) “per la verifica delle condizioni di sicurezza e dell’assenza di vulnerabilità di prodotti, apparati, e sistemi destinati ad essere utilizzati per il funzionamento di reti, servizi e infrastrutture strategiche, nonché di ogni altro operatore per cui sussiste un interesse nazionale”, spiega il ministero. Il “nuovo” del golden power estende inoltre i poteri speciali del governo anche alle reti 5G.

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