Il saldo sarà negativo. Entro il 2070 la popolazione digitale registrerà più morti che vivi. Una grossa sfida che pone al centro della scena il tema della conservazione e proprietà dei dati conservati sui social e importanti problematiche etiche e politiche. Lo rileva il sito Statista riportando lo studio di Carl J. Öhman e David Watson dell’Università di Oxford, secondo cui su Facebook, nel giro di 50 anni, i profili delle persone decedute saranno circa 1,4 miliardi: ma questo solo se la piattaforma non registrerà nuovi utenti. In caso contrario, il numero di morti supererà i 4,9 miliardi. Asia e Africa avranno il più alto numero di individui deceduti su Facebook nei prossimi anni.
“Un approccio esclusivamente commerciale alla conservazione dei dati pone importanti sfide etiche e politiche – dicono gli autori dello studio – che richiedono strategie urgenti. Chiediamo un modello di gestione scalabile, sostenibile e dignitoso che coinvolga gli interessi di tutte le parti in gioco”.
Chi entra nel mondo digitale, ci rimane. La morte fisica non ne cancella la “vita virtuale”. Un tema su cui Facebook si sta cimentando: negli ultimi quattro anni il social ha tentato di individuare strategie in grado di gestire i profili degli utenti morti, cercando di assicurarsi che gli “amici” degli utenti deceduti non ricevano le notifiche di compleanno. Recentemente ha lanciato un “memorial tab”, una specie di tomba digitale che consente alle persone amiche di curare i post, modificare le impostazioni dei tag, modificare o coprire foto, e rispondere alle richieste di amicizia.