IL CASO

China Mobile non “entra” negli Usa. La Fcc: “Rischi di spionaggio”

La Federal Communications Commission ha votato all’unanimità il divieto per la compagnia cinese di operare nel mercato. Pechino: “Decisione irragionevole”

Pubblicato il 10 Mag 2019

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China Mobile non entra nel mercato Usa. La Federal Communications Commission ha votato all’unanimità il divieto di ingresso per timori di spionaggio. Una decisione che va ad alimentare le tensioni commerciali fra Stati Uniti e Cina. “Il governo cinese potrebbe usare China Mobile per trarre vantaggio della nostra rete telefonica per raccogliere intelligence contro le agenzie del governo americano e altri target. E’ un rischio inaccettabile”, ha spiegato il presidente della Fcc Ajit Pai.

La Cina ha definito una “soppressione irragionevole” la decisione dei regolatori Usa di negare al gigante delle telecomunicazioni cinese la possibilità di operare nel mercato americano per questioni di sicurezza nazionale.

Pechino ha risposto oggi per bocca del portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang. “Invitiamo gli Usa a smetterla con la pratica sbagliata di usare la sicurezza nazionale (come pretesto) e di smetterla con l’irragionevole soppressione di imprese cinesi – ha detto – Invitiamo anche gli Usa a fornire un contesto giusto, imparziale e non discriminatorio per le compagnie cinesi che investono negli Usa”.

China Mobile è il più grande operatore di telefonia mobile al mondo, con 930 milioni di utenti, e ha richiesto la licenza per operare negli Usa nel 2011.

Il divieto è in linea con i ban già decisi per Huawei e Zte: agli operatori americani è stato impedito dai rispettivi governi di acquistare i suoi prodotti. Coinvolta dal provvedimento anche Zte, l’altra grande cinese che opera nel settore.

Il settore delle Tlc è uno di quelli più esposti alla guerra sui dazi, in corso tra Usa e Cina. Da oggi sono entrati in vigore nuovi dazi per l’importazione di beni cinesi di circa 5.700 categorie per un valore totale di circa 200 miliardi di dollari. Le imposte sono salite dal 10% al 25%.

La Cina ha assicurato l’adozione delle “necessarie contromisure”. Il ministero del Commercio, rilanciandole valutazioni della delegazione cinese, esprime in una nota “profondo rammarico” e rimarca la speranza che, con l’undicesimo round negoziale in corso a Washington, le parti lavorino insieme e collaborino per risolvere i problemi esistenti attraverso la cooperazione e le consultazioni per “ritrovarsi a metà strada”.

Per ora, però, nessun accordo è stato raggiunto. La prima giornata di colloqui a Washington per arrivare ad un accordo ed evitare un’escalation della guerra commerciale tra le due superpotenze economiche “ha prodotto piccoli progressi se non nulli”, ha detto a Bloomberg una fonte vicino ai negoziati.

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