Mark Zuckerberg dovrebbe lasciare la guida di Facebook a un top manager con più esperienza nel settore della sicurezza: a dirlo è Alex Stamos, ex security chief dell’azienda di Menlo Park. Gli scandali del Russiagate e di Cambridge Analytica, sostiene Stamos, hanno messo drammaticamente in evidenza le difficoltà del social network di gestire la diffusione di fake news e proteggere i dati personali degli utenti.
La risposta, continua Stamos, è semplice: Zuckerberg deve farsi da parte come ceo e affidare la guida del gruppo, che oggi include anche Whatsapp e Instagram, a un dirigente più ferrato sui temi di sicurezza e privacy. Stamos ha anche un nome: Brad Smith, attualmente presidente di Microsoft.
“Chi dice che Zuckerberg ha troppo potere non ha tutti i torti”, ha dichiarato Stamos intervendo alla Collision Conference, a Toronto. “Deve rinunciare a parte di questo potere. Se fossi in lui, assumerei un nuovo ceo”. Stamos (che ha lasciato Facebook nel 2018) è stato tra i primi a rilevare le manipolazioni del social network da parte di attori russi in vista delle elezioni presidenziali americane del 2016. Zuckerberg “dovrebbe assumere un ceo che aiuti a dare il segnale, sia dentro che fuori l’azienda”, che la cultura di Facebook “deve cambiare”.
Non è la prima volta che, alla luce di datagate e Russiagate, la leadership di Zuckerberg viene messa in discussione. Stamos non pensa però che il fondatore di Facebook debba uscire di scena: dovrebbe invece dedicarsi a un ruolo a lui più congeniale, ovvero il direttore dei prodotti. Zuck è già al momento il capo di questa divisione, perché a marzo il chief product officer Chris Cox ha rassegnato le dimissioni. Lo sviluppo dei prodotti “è la grande passione” di Zuckerberg, ha affermato Stamos.
Per Stamos è legittimo anche pensare a uno scorporo di alcune delle attività dell’azienda. Lo stesso discorso vale per Google e YouTube: c’è un’eccessiva concentrazione di mercato che rischia di limitare la concorrenza. Ma lo spezzatino dei big del digitale, ha chiarito Stamos, può mitigare i timori dell’antitrust ma non risolvere il grande problema dei social media, ovvero la diffusione della disinformazione e la manipolazione politica: “Spezzettare un’azienda e averne tre più piccole con gli stessi problemi di base non migliora di molto la situazione”.