Un danno collaterale che vale quanto il Pil di un piccolo Paese. La guerra commerciale che Donald Trump ha scatenato ai danni della Cina, e che sta adesso entrando in una fase di blocchi reciproci tra Washington e Pechino, colpisce anche Apple. E la colpirà sempre di più. A metterlo nero su bianco è Morgan Stanley che, in un rapporto scritto dall’analista Katy Huberty, rivede le stime di crescita per il produttore degli iPhone e abbassa gli obiettivi di prezzo per le azioni.
Morgan Stanley infatti taglia l’obiettivo di prezzo da 240 a 231 dollari per azione, anche se per adesso non ha rivisto ancora le stime delle vendite o i profitti. Il ribasso degli obiettivi di prezzo delle azioni, sostiene la società di analisi, è basata sulla comparazione con la performance delle altre aziende in competizione con Apple. E ovviamente il rischio che il conflitto tra Pechino e Washington possa scalare ulteriormente.
“Visto il rischio di ulteriori misure commerciali restrittive – scrive Huberty nella sua nota per gli investitori – ci aspettiamo che il valore delle azioni rimanga incerto, con una base a breve termine di circa 160 dollari”. Il titolo è attualmente scambiato intorno a 177, ed è in calo di oltre il 15% dal primo maggio.
Gli obiettivi dei prezzi delle azioni di Apple sono stati rivisti (e tagliati) da sei analisti diversi a questo punto nel solo mese di maggio. La Apple è vulnerabile alla guerra commerciale Usa-Cina perché il mercato cinese (che negli scenari degli analisti comprende anche Taiwan e Hong Kong) è per lei il terzo mercato, e poi perché anche molta parte della produzione degli iPhone e degli altri apparecchi di Apple viene fatta in Cina. Tutto questo rende l’azienda vulnerabile all’attuale guerra tariffaria e soprattutto a quelle che sono state proposte e che potrebbero entrare in vigore a breve.
Secondo la nota, «Nel caso in cui Apple non riesca a persuadere il rappresentante commerciale degli Stati Uniti a rimuovere le categorie per lei chiave dall’elenco finale delle merci sottoposte ai nuovi dazi, Apple potrà solo presentare una richiesta per ogni particolare prodotto che vorrebbe venisse escluso e fornire una motivazione per cui dovrebbe essere escluso dall’elenco dai dazi doganali appesantiti».
Questo aspetto rende molto difficile fare una previsione ma in generale spinge gli analisti a essere pessimisti. In particolare, Huberty scrive: “La situazione rimane estremamente fluida e ammettiamo che la quantificazione dell’impatto complessivo delle tensioni geopolitiche su Apple è difficile, date le incognite relative a tempistica, impatto sulla domanda, misure di ritorsione, esclusioni e tutto il resto”. L’unica cosa che rimane certa però è che un impatto ci sarà.