IL REPORT

Allarme privacy nelle aziende: il 37% dei lavoratori “spia” informazioni riservate sui colleghi

Tra i dati sensibili a rischio segnalati dalla ricerca “Sorting out digital clutter in business” di Kaspersky Lab, le indicazioni sull’importo degli stipendi e dei bonus aziendali. Le conseguenze del “disordine digitale” in azienda

Pubblicato il 31 Mag 2019

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Allarme privacy in azienda. Secondo una delle ultime ricerche di Kaspersky Lab dal titolo “Sorting out digital clutter in business”, quasi quattro dipendenti su dieci (37%) tra quelli che hanno partecipato allo studio hanno ammesso di aver avuto accesso, in modo accidentale, a informazioni riservate sui colleghi, come a indicazioni circa l’importo degli stipendi e dei bonus aziendali.

Le informazioni sulle retribuzioni dei dipendenti sono solo un esempio dei dati personali sensibili che oggi si possono trovare sui server delle aziende. Se questo tipo di informazioni trapelassero, magari a causa di una mancanza di sicurezza e di poca attenzione rispetto alle politiche di accesso ai dati, si potrebbe arrivare non solo a compromettere lo spirito di squadra, ma anche a possibili intromissioni esterne, sanzioni normative per non conformità alle regole sulla protezione dei dati e anche azioni legali da parte dei dipendenti interessati.

Uno dei fattori che può portare all’accesso agli archivi aziendali da parte di persone non autorizzate è legato alla questione dei diritti di accesso a documenti o ai servizi professionali in condivisione di cui ci si può avvalere: secondo una delle ultime ricerche di Kaspersky Lab, dedicata al “disordine digitale” e alle problematiche che può causare negli ambienti di lavoro, meno della metà (43%) dei dipendenti coinvolti dallo studio ha ammesso di controllare e modificare periodicamente i propri diritti di accesso. Ogni volta che qualcuno lascia l’azienda o passa ad un altro dipartimento, è fondamentale che i suoi diritti di accesso vengano immediatamente annullati. Se questo non avviene, possono determinarsi condizioni rischiose per l’organizzazione e per le persone che lavorano al suo interno.

Queste situazioni sono parte di una problematica ben più grande definita “disordine digitale”: si tratta dell’aumento esponenziale di dati e della condivisione senza controllo di file aziendali e di documenti, conservati all’interno delle realtà professionali senza prendere le precauzioni necessarie. La mancanza di procedure e politiche per regolamentare l’ordine digitale può portare a confusione rispetto alle responsabilità interne e ad un clima di generale indifferenza da parte dei dipendenti rispetto alla gestione del flusso di documenti e file, all’interno e all’esterno dell’azienda.

Secondo quanto rilevato da Kaspersky Lab, solo un terzo dei dipendenti (29%) sa esattamente cosa c’è all’interno di uno specifico documento condiviso o di un servizio professionale usato in collaborazione al quale si accede normalmente.

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