Facebook stringe sulla criptovaluta. Il social ha avviato trattative con l’autorità americana che regola i derivati, la Commodity Futures Trading Commission (Cfct), sui suoi piani per creare una valuta digitale. Lo riporta il Financial Times: le trattative sono “nelle fasi iniziali”, dice il presidente della Cfct, Christopher Giancarlo.
Facebook ha accelerato i suoi piani per una valuta digitale che consenta pagamenti sulla sua rete di piattaforme. Un obiettivo da perseguire con l’introduzione di uno stablecoin, cioè una valuta digitale a corso forzoso, ovvero legata a valute quali il dollaro e l’euro ma non beni fisici quali l’oro o l’argento.
Per il progetto Facebook ha avuto contatti con gemini, la piattaforma fintech dei gemelli Cameron e Tyler Winklevoss, gli stessi che hanno fatto causa a Zuckerberg accusandolo di aver rubato loro l’idea per un social network e che sono stati liquidati con 65 milioni di dollari.
Ora il social di Menlo Park sarebbe pronto a entrare in affari con i “nemici” di Zuckerberg per accelerare i tempi di lancio della valuta digitale. Facebook avrebbe inoltre già registrato a in Svizzera una startup chiamata Libra, nome in codice del progetto per dar vita a una criptovaluta che servirà a fare acquisti sul social network e a scambiare denaro via WhatsApp.
Secondo le ultime indiscrezioni, Mark Zuckerberg ha previsto il lancio in una dozzina di paesi del GlobalCoin, questo l’ultimo nome attribuito alla moneta virtuale, nel corso del 2020. Ma i primi test saranno già effettuati quest’anno.
Ma che impatto potrebbe avere per gli utenti l’introduzione di una criptovaluta legata al gigante dei social media, Facebook, che potrebbe arrivare già entro il 2020? Pagamenti digitali riporta un’analisi di Consumers For Digital Payments (C4DiP) secondo cui il rischio è che la fiducia intercorsa tra banche e consumatori potrebbe essere minata dalla grande confidenza che oggi gli utenti, e nella fattispecie i nativi digitali, hanno verso queste piattaforme digitali. Un ulteriore problema che potrebbe riguardare più da vicino i consumatori italiani è legato inoltre al gap sull’educazione finanziaria nei confronti dei pagamenti digitali e, più nello specifico, delle criptovalute. Uno strumento che risulta ancora oscuro a una larga fetta della popolazione, che in grande maggioranza resta affezionata all’uso del contante.
Da non sottovalutare anche il tema del trattamento dei dati sensibili. Cosa accadrebbe ai soldi dei consumatori in caso di shutdown, malfunzionamenti o databreach. Secondo Francesco Luongo, presidente di C4DiP ci sono perplessità sulla reale consapevolezza dei consumatori relativamente agli acquisti in un ecosistema chiuso come quello dei social network. Il rischio è che, grazie alla conoscenze acquisite su abitudini e gusti dei consumatori, piattaforme come Facebook avrebbero quindi la capacità di orientare gli acquisti.