Mentre arriva anche per le azioni di Apple l’impatto della possibile indagine antitrust che toccherà Google e forse anche Facebook e Amazon, nella grande sala del centro convegni di San Jose, a pochi chilometri dal quartier generale dell’azienda di Cupertino, Tim Cook e i suoi (soprattutto il braccio destro Craig Federighi) sono isolati dal mondo di Wall Street e svelano invece agli sviluppatori radunati per l’annuale conferenza Wwdc le novità delle piattaforme software dell’azienda oltre a un nuovo Mac Pro, promesso da almeno due anni e dal costo molto “Pro”: 6.000 dollari per la versione base (più altri 5.000 per il monitor dedicato, supporto pieghevole a parte).
Il Mac Pro è un blocco di alluminio con architettura modulare estremamente costoso e potente, personalizzabile, addirittura spostabile su rotelle. Reso possibile dall’ultimissima generazione di processori Xeon di Intel e delle nuove schede grafiche e interfacce per la trasmissione dati all’interno della macchina, è un prodigio di potenza (fino a 1,5 Terabyte di Ram, ad esempio) che nelle intenzioni di Apple deve rappresentare lo strumento di punta per tutti i creativi del pianeta: da chi fa montaggio video 8K fino a elaborazione immagini, rendering di realtà virtuale, programmazione di app.
Mentre l’hardware è l’eccezione alla Wwdc (solo se “pro”, però), così non è per il software. Su questo fronte Apple presenta tre ordini di novità differenti.
Una nuova casa per l’iPad
La prima riguarda i tablet di Apple, che adesso guadagnano una versione autonoma e dedicata del sistema operativo prima condiviso con gli iPhone. Oltre a iOs, quindi, arriva anche iPadOS. Più funzionalità, più potenza, più capacità di fare cose con nuovi meccanismi di interazione con le app. Ma anche più tutela della privacy, nuovi usi per la Apple Pencil nei documenti, nuove gesture per copiare e incollare. Da questo punto di vista è iOs ad andare a rimorchio, con relativamente meno novità e soprattutto molta attenzione alla privacy.
La morte di iTunes
Altra novità riguarda, su un piano diverso, la semplificazione. Apple ha infatti finalmente deciso di ascoltare le richieste degli utenti e di mettere la parola fine alla traiettoria di iTunes su Mac, il software-jukebox che serviva originariamente per ascoltare la musica e che poi era diventato una specie di coltellino svizzero poco funzionale per fare tutto il resto, dalla sincronizzazione di iPhone e iPad fino all’acquisto di musica, film, telefilm, il download di podcast etc.
Adesso ci sono tre app: Musica che semplifica l’esperienza di ascolto e la mette in linea con quella di iOS e con il mondo degli abbonati allo streaming; Apple Tv che permetterà di centralizzare anche su Mac come su iOs tutte le attività multimediali e vedere anche il canale a pagamento di Apple; Podcast che serve invece per cercare e scaricare dalla rete le trasmissioni radio prodotte direttamente per Internet.
Terzo livello è quello del Mac: adesso con macOS Catalina arrivano funzionalità nuove (come Sidecar, che permette di usare l’iPad come secondo monitor) oppure le app sviluppate originariamente per iPad che ora sono compatibili. Apple rinfresca la maggior parte delle app di serie e offre nuovi e più potenti strumenti di sviluppo (basati sulla nuova versione del linguaggio di programmazione sviluppato a Cupertino e poi messo in open source, Swift) dando anche più sicurezza e la gestione dell’uso dei vari strumenti con Screen Time.
Privacy, chip dedicati anti-hacker
Ma Tim Cook non lascia indietro l’altra sua grande battaglia, che è quella sul rispetto degli utenti, il diritto umanitario alla privacy: non si scherza ad Apple su privacy e sicurezza. Adesso tutti i dispositivi nascono con software e servizi sempre più centrati sull’idea di non condividere i dati degli utenti, mentre chip dedicati garantiscono la tenuta del sistema contro gli hacker (o i governi) più ostinati. Infine, Apple apre anche al filone della gestione delle identità, offrendo alle terze parti la possibilità di integrare un sistema di autenticazione intermediato da Apple che garantisce il rispetto dell’anonimato della persona e semplifica i meccanismi di login, senza dare informazioni inappropriate all’altra parte.
Le novità sono molte e solo in parte annunciate al pubblico generalista, in attesa della versione beta dei sistemi operativi per tutti e poi il rilascio finale il prossimo autunno. Chiude la lista quel che è stato pensato per WatchOS, che adesso diventa un piccolo sistema operativo sempre più autonomo: si può connettere da solo, ha un nuovo app store per cercare e scaricare le app, gestisce i suoi aggiornamenti, e aggiunge nuove funzioni per la salute tra le quali “l’ascolto” (con garanzia di privacy, ovviamente) del rumore ambientale per indicare se si sta sforzando l’udito.
Sicurezza, privacy e anonimizzazione sono comunque le parole chiave che anche gli sviluppatori sono richiesti di imparare. È quello che secondo Tim Cook diversifica veramente Apple da tutta la sua concorrenza – che invece tende a monetizzare i propri utenti raccogliendo con disinvoltura fin troppe informazioni – mentre ora bisognerà solo vedere se questo basterà all’antitrust americano oppure se la sola dimensione di Apple basterà per far emergere lo spettro dello spezzatino ope legis anche per il colossi di Cupertino.