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Gli Usa non “mollano” le big tech, anche il Congresso apre un’inchiesta antitrust

I leader di Google, Facebook, Amazon e Apple saranno chiamati a testimoniare di fronte alla commissione Giustizia della Camera dei rappresentanti. Il dossier affiancherà quello di Ftc e Department of Justice, pronti a affondare contro i poteri dominanti dell’economia digitale

Pubblicato il 05 Giu 2019

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È un fuoco incrociato sulle grandi tech companies quello aperto dal Congresso e dal governo degli Stati Uniti contro Google, Facebook, Amazon e Apple, i colossi del digitale che preoccupano l’antitrust per il potere di mercato dominante che rischia di soffocare la concorrenza e danneggia i consumatori. I top manager dei grandi della tecnologia a stelle e strisce saranno chiamati a fornire la loro testimonianza nell’ambito dell’indagine diretta dalla commissione alla Giustizia della Camera dei rappresentanti che si affiancherà a quella che gli organi del potere esecutivo – in base alle indiscrezioni trapelate nei giorni scorsi – stanno per aprire contro i big dell’hitech. I commentatori americani sottolineano che si profila uno scenario senza precedenti, in cui viene lanciata un’indagine a tutto campo su alcune delle aziende più grandi non solo d’America ma del mondo.

Secondo quanto riporta Reuters, si svolgeranno due indagini antitrust in parallelo, quella affidata dalla Casa deii rappresentanti e quella condotta dagli organi del potere esecutivo. Questi, a loro volta, divideranno i dossier tra la Federal trade commission e il dipartimento di Giustizia, entrambi con competenze antitrust: Amazon e Facebook finiranno sotto lo scrutinio della Ftc, mentre Apple e Google andranno nei fascicoli del Justice department (in linea con le indiscrezioni di lunedì che parlavano di indagine sui servizi di shopping di Mountain View). La Ftc ha già, separatamente, un’inchiesta in corso su Facebook sulla protezione dei dati personali degli utenti della piattaforma.

Mentre l’inchiesta dei regolatori antitrust del governo non ha ancora una conferma ufficiale, quella del Parlamento americano è notizia: l’indagine ha preso il via ieri con pieno supporto bipartisan. Il deputato Democratico David Cicilline ha affermato che i leader delle grandi tech companies dovranno prendere parte al dibattito e che al momento la commissione Giustizia sta preparando la lista di chi dovrà essere sentito come parte dell’inchiesta.

Ciò non significa necessariamente che sia in arrivo uno “spezzatino” per Google, Apple e così via. Il leader dei Repubblicani alla Camera, Kevin McCarthy, ha chiarito che smembrare i colossi del web non è la soluzione per risolvere i temi legati alla privacy. McCarthy ha però confermato che la protezione dei dati personali e il corretto funzionamento della concorrenza di mercato sono le prime preoccupazioni del legislatore.

Tim Cook di Apple è stato il primo dei “leader delle tech companies” a fornire commenti sull’affondo antitrust delle autorità americane. “Penso che potremmo essere messi sotto inchiesta. Ma penso anche che nessuno possa giungere alla conclusione che Apple sia un monopolio. La nostra quota è molto modesta e non abbiamo una posizione dominante in nessun mercato”, ha detto il ceo in un’intervista a Cbs News.

Ma se Cook ha ragione sul fatto che gli iPhone non sono dominanti come i cellulari di altri brand, quello che interessa all’antitrust americano è in realtà l’ecosistema delle app. La senatrice Democratica Elizabeth Warren (in corsa per le presidenziali 2020) ritiene che aziende come Apple dovrebbero separare la vendita di prodotti con la gestione dei marketplace e dei servizi. Il giorno prima della pubblicazione dei commenti di Cook su Cbs, due sviluppatori di app hanno fatto causa ad Apple per le “commissioni inique” sulla vendita di applicazioni per iPhone che Apple esigerebbe sull’App Store. Inoltre, la Corte Suprema Usa ha stabilito che i consumatori hanno diritto a presentare una class action conto Apple sempre sulle pratiche dell’App Store che, secondo l’accusa, determinerebbero un prezzo artificialmente alto per i software per iPhone.

Le inchieste delle autorità Usa sui big dell’hitech potrebbero avere pesanti conseguenze finanziarie: i titoli in Borsa sono già stati impattati. Oggi gli analisti di Brokerage Cowen hanno tagliato il target di prezzo per Apple a 220 dollari dal precedente 245 dollari. A preoccupare non sono tanto le potenziali multe ma interventi regolatori di lungo termine capaci di incidere sul modello di business dei colossi del digitale.

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