TAKE OVER

Opa su ST-Ericsson, mondo dei chip in fermento

La joint venture franco-svedese potrebbe fare gola a Amd, Nvidia, Intel e Texas Instruments per contrastare il predominio di Qualcomm

Pubblicato il 16 Mar 2012

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Terremoto in vista nel mondo dei chip. Lo scrive Finanza e Mercati, secondo cui la joint venture ST-Ericsson è finita nel mirino di quattro player del settore, possibili acquirenti: Amd, Nvidia, Intel e Texas Instruments. E per questo Stm è in forte rialzo in borsa, dopo che Reuters ha scritto che la joint venture ST-Ericsson potrebbe presto diventare oggetto delle mire di grandi gruppi internazionali.

ST-Ericsson, ha scritto ieri Reuters, si sta preparando a svelare un piano di rilancio delle sue attività principali entro due settimane e potrebbe così diventare una preda appetibile per concorrenti come Advanced Micro Devices, Nvidia , Intel e Texas Instruments.

L’ipotesi di takover è, secondo un analista, "molto credibile e avrebbe su Stm un impatto estremamente positivo, per nulla scontato dal mercato".

Gli analisit di Intermonte ritengono l’ipotesi di takeover plausibile e l’ìimpatto per St potrebbe essere rilevante. Il valore dell’offerta, precisano gli analisti, potrebbe aggirarsi intorno ai 3-4 miliardi di dollari per il 100% della società. E pensare che nel bilancio 2011, la joint venture era stato uno dei punti deboli di Stmicroelectronics, che ha chiuso il 2011 con un utile netto di 650 milioni di dollari, in calo del 21% e ricavi netti per 9,73 miliardi di dollari (-5,9%).

Secondo Finanza e Mercati, da ieri la joint venture è invece appetita. Il nuovo gruppo che nascerebbe dalla fusione diventerebbe un forte rivale di Qualcomm, che negli ultimi anni ha messo in discussione la leadership di Intel conquistando il mercato degli smartphone e dei tablet, ed è per questo che è vista come strategica per i possibili compratori, che staranno a veder che cosa succederà nelle prossime settimane.

Nei suoi tre anni di vita ST-Ericsson ha totalizzato perdite per 2 miliardi di dollari, dal momento che i ricavi derivanti dal principale cliente – Nokia – sono crollati del 70% nel periodo.

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