I robot tolgono i lavori o ne creano di nuovi? Oltre a questa contrapposizione binaria adesso Amazon suggerisce una terza via, per bocca di uno dei suoi top manager: Jeff Wilke, braccio destro di Jeff Bezos e Ceo della divisione mondiale consumer dell’azienda. Secondo Wilke i robot rendono gli ambienti di lavoro – cioè i magazzini dove Amazon gestisce la sua logistica – più sicuri ed efficienti, permettendo quindi ai lavoratori in carne ed ossa di ricevere stipendi più elevati. Proprio come il mercato, i sindacati e l’opinione pubblica le chiedono da tempo di fare almeno negli Usa: alzare i salari minimi dei suoi magazzinieri.
Insomma, i robot non portano via lavoro ma invece fanno alzare gli stipendi: «Stiamo utilizzando – ha detto Wilke a Cnbc – la robotica e l’intelligenza artificiale per rendere il lavoro più sicuro e rendere più facile per le persone fare ciò che sanno fare meglio, cioè essere creativi e usare al meglio la loro mente».
Durante re:MARS in corso a Las Vegas Wilke ha spiegato che sono i piccoli robot che nei magazzini portano gli oggetti agli operai, in modo che questi ultimi possano rimanere fermi: «Questi piccoli robot hanno reso il lavoro più sicuro, e lo hanno reso più efficiente, il che ci ha permesso di pagare salari più alti», ha detto Wilke.
Con l’avanzare della intelligenza artificiale, i lavoratori coinvolti in attività a bassa specializzazione temono che i loro ruoli possano essere coperti da sistemi automatici: cioè che il loro lavoro possa essere fatto da dei robot.
In un recente rapporto della Brookings Institution si legge che circa un quarto dei posti di lavoro negli Stati Uniti sono ad “alto rischio” di essere automatizzati. Ma per il responsabile della robotica di Amazon, Scott Anderson, i magazzini completamente automatizzati sono distanti ancora “almeno 10 anni”.
Amazon è stata spesso messa sulla graticola per le condizioni di lavoro nei suoi magazzino, anche da parte dei lavoratori stessi, che hanno protestato contro l’azienda. Il candidato democratico alla presidenza Usa, Bernie Sanders, era stato uno dei più critici per quanto riguardava gli stipendi dei lavoratori, introducendo anche una legislazione chiamata “Bezos, Act”, che proponeva di tassare le società per ogni dollaro di sussidi che i lavoratori a basso salario ottengono dal governo per i costi sanitari e alimentari minimi.
Sanders in seguito ha elogiato Bezos per essere stato all’altezza della situazione quando la società ha annunciato in ottobre che avrebbe aumentato il salario minimo a 15 dollari l’ora per tutti i dipendenti degli Stati Uniti.
Nella sua lettera annuale agli azionisti, Bezos ha sfidato altre società a fare una busta paga, e relativi benefici, come quella di Amazon: «Oggi sfido i nostri migliori concorrenti al dettaglio (e voi sapete chi siete!) a pagare anche loro ai loro i benefit e il salario minimo di 15 dollari che adesso paghiamo. Fatelo anche voi! Meglio ancora, salite a 16 dollari e sfidateci a fare altrettanto. È una competizione a beneficio di tutti», ha scritto Bezos.