Da qui al 2030 nel mondo fino a 160 milioni di donne potrebbero dover cambiare lavoro per colpa dell’automazione sempre più diffusa. Lo afferma un rapporto di McKinsey presentato alla Women Deliver 2019 Conference di Vancouver, secondo cui gli effetti sul mercato del lavoro femminile saranno simili a quelli per la controparte maschile.
La ricerca ha analizzato i dati di dieci paesi nel mondo, sei in mercati maturi e quattro emergenti, secondo sei diversi possibili scenari di automazione. Tra il 7% e il 24% delle donne rischiano di perdere il posto, mentre per gli uomini la stima è tra l’8% e il 28%. L’automazione, sottolineano gli esperti, potrebbe in realtà essere un’occasione, perché se le donne riusciranno a fare una transizione verso lavori più qualificati il tasso di occupazione non diminuirà e aumenteranno gli stipendi. Le donne però hanno meno tempo per fare più formazione o per cercare un nuovo lavoro perché passano più tempo in lavoro non pagato, sono meno mobili per problemi di sicurezza, di infrastrutture e problemi legali e hanno un minore accesso alle tecnologie digitali rispetto agli uomini.
“A prima vista uomini e donne stanno correndo la stessa gara verso l’età dell’automazione – sottolinea Kweilin Ellingrud, uno degli autori – ma anche se la distanza può sembrare la stessa le donne stanno correndo con un peso alle caviglie. Se si investe per rimuoverlo non solo riusciranno ad ottenere dei successi economici per se stesse, ma aiuteranno anche a rafforzare le economie”.