“Non mi piace parlare degli altri, ma indubbiamente Tim negli ultimi anni ha mostrato una ridotta capacità di investimento nelle reti fisse di nuova generazione, rispetto ai suoi pari come Telefonica che da tempo in Spagna ha realizzato una propria rete in fibra, o Orange che in Francia già nel 2016 aveva investito in maniera significativa, entrambe con la stessa soluzione adottata da Open Fiber, l’Ftth. La competizione fa bene, ancora meglio la focalizzazione che caratterizza il nostro impegno”. Lo dice in un’intervista al quotidiano La Stampa Elisabetta Ripa, amministratore delegato di Open Fiber, che coglie l’occasione per fare il punto su come è cambiato lo scenario nazionale della Banda larga dalla nascita di Open Fiber durante il governo Renzi: “Ritengo che l’innovazione tecnologica debba essere guidata e stimolata anche dalle politiche industriali. Per il Paese – spiega Ripa – è strategico recuperare il divario storico con l’Europa e non so se si sarebbe potuto fare altrettanto in assenza di competizione. Anche l’attuale Governo e Parlamento stanno lavorando in tal senso”.
Quanto alle considerazioni sull’eventualità della rete unica e all’ottimismo che trapela di Tim verso questa prospettiva, Ripa rimane abbottonata: “Stiamo parlando di una società quotata, è doveroso astenersi da ogni commento – afferma – Abbiamo un tavolo aperto per valutare forme di aggregazione o collaborazione, le possibilità sono molteplici”. Rispetto alla prospettiva di confluire in un operatore verticalmente integrato, su cui Tim potrebbe voler mantenere il controllo, Ripa è contraria: “Il tema – sottolinea – è posto anche da nuovo codice europeo delle comunicazioni, che individua il modello ‘wholesale’ puro, che non opera nei servizi ma gestisce solo l’infrastruttura, quello che meglio può dare a tutti la capacità di competere ad armi pari. Ciò significherebbe che solo l’indipendenza potrebbe garantire parità di trattamento e accesso alla rete. Il controllo, soprattutto se totalitario, no”.
Alla questione del controllo si aggiunge anche quella dell’Antitrust: “La rete unica, da un lato, è utile pere evitare duplicazioni di investimenti e migliorare il coordinamento delle coperture. Dall’altro la regolamentazione italiana, come quella comunitaria, da sempre promuove la competizione tra infrastrutture. E’ chiaro che le concentrazioni non sono ben viste dal regolatore, perché portano a forma di dominanza”.
Infine Ripa torna su sul tema dello spegnimento della rete in rame: “Entro il 2025 – conclude – più dell’80% della popolazione dovrà essere raggiunto dalle nuove reti. Le agende digitali italiana ed europea puntano su questo. Ritengo che l’addio al rame sarà la naturale conseguenza”.