"Serve che l’Italia sostenga le start-up, portatrici di lavoro e innovazione. Ma nel frattempo noi ci siamo già mossi, con due iniziative, in questo senso…". Andrea Rangone, a capo degli osservatori Ict di School of Management-Politecnico di Milano, ci spiega la doppia scommessa del 2012: lo Start-up Program e lo Start-up Boosting.
Start-up Program è appena partito…
Sì, è una scuola per imprenditori nell’innovazione ed è partita il 29 febbraio. Sono tre giorni al mese fino a luglio. In classe ci sono 40 imprenditori, dal ragazzo 20enne con un’idea di start-up al manager 50enne che ha un’azienda da un paio di anni. Li supportiamo nella messa a punto del loro progetto, non solo e non tanto con lezioni ex cathedra; ma soprattutto con testimonianze. Stiamo portando alla scuola i principali imprenditori del settore (di Yoox, Buongiorno, Mutui online) e i venture. E poi partiremo con un programma di tutor.
Obiettivo?
Presentare a luglio i loro progetti a un comitato di investitori.
Quale impressione si ricava sull’universo start-up italiano?
Possiamo dire che quelle 40 persone sono la cartina tornasole della situazione nel nostro Paese. Primo perché hanno idee molto interessanti, di mobile app, di applicazioni Facebook. Secondo perché mostrano il duplice modo in cui sta germogliando l’innovazione in Italia: tramite sviluppatori molto bravi e giovanissimi; ma anche grazie a professionisti con un’esperienza manageriale.
A che serve invece Start-up Boost?
È un “call for ideas” associato ai nostri osservatori. Diciamo agli innovatori: voi che li seguite, mandateci le nostre idee. Vi aiutiamo a realizzare quelle che riteniamo più interessanti. E, se serve, anche nel fund raising, cioè nell’identificare gli investitori più idonei.
A che cosa ambite?
Ad aiutare almeno 20 start-up all’anno. Per aumentare il tasso d’imprenditorialità in Italia.
Sono maturi i tempi per queste iniziative?
Le matrici delle nostra idea sono state due. Primo, con le nostre ricerche negli osservatori siamo venuti in contatto con aziende diventati giganti in soli dieci anni. Altre, in quattro anni, nel periodo di recessione, sono passate da 400mila a 10 milioni di fatturato. Abbiamo capito che potevamo sostenere meglio questo fenomeno. Secondo aspetto, abbiamo visto che molti manager che frequentano i nostri corsi aspirano ad avventure imprenditoriali.
Perché in ottica di Agenda digitale è così importante il fenomeno start-up?
In un’economia ormai matura come la nostra, una percentuale importante della crescita del pil e dell’occupazione è legata a quello che di nuovo si riesce a creare. Gli Stati Uniti in questo sono stati notevoli (pensiamo a Google, Apple, Facebook). Ma il discorso varrebbe anche per l’Italia. In particolare se pensiamo ai giovani: qui in Italia c’è un tasso di disoccupazione record. I giovani possono essere imprenditori o dipendenti di start-up. Ma conosco anche 20enni che guadagnano migliaia di euro al mese sviluppando applicazioni mobili su cellulare, da casa.
Che si può fare per incentivare le start-up?
Prendiamo esempio dalla Francia: una legislazione che favorisca l’afflusso di capitali verso le start-up. Defiscalizzando in parte gli investimenti fatti in capitali a rischio. O imponendo alle aziende di investire parte del patrimonio in attività come queste. Qualcosa si sta già muovendo, in realtà.
Il Fondo Italiano d’Investimento, voluto dal precedente governo, da quest’anno si è aperto alle start-up, allocandovi 50 milioni di euro su un totale di un miliardo. Non escludo che il governo promuova presto altre iniziative pro start-up.
VADEMECUM PER PASSERA
Rangone: “L’Italia sostenga le start up”
Entro la prima settimana di aprile la cabina di regia deciderà le modalità di recepimento degli obiettivi dell’Agenda digitale. A maggio via al censimento delle iniziative e a giugno sarà la volta del decreto che normerà gli interventi. Abbiamo chiesto a esperti e protagonisti del settore Ict quali azioni mettere in campo per spingere l’attuazione del programma. Ecco la ricetta del responsabile Osservatori Ict di School of Management-Politecnico di Milano
Pubblicato il 19 Mar 2012
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