Con uno scoop che manda a picco il titolo di Facebook, facendo bruciare miliardi di capitalizzazione di mercato del social network, il Wall Street Journal rivela che, in numerose email scoperte internamente durante l’investigazione della Federal Trade Commission in corso su Facebook, è dimostrata la conoscienza e consapevolezza delle pratiche molto problematiche per la privacy. Addirittura, il social network stesso ha ritrovato le email mettendo ordine tra i documenti necessari alla Ftc per l’indagine. Scoprendo le email è stato valutato che avrebbero potuto creare un danno economico e di immagine all’azienda se rivelate. La scoperta di queste email, secondo le fonti del Wsj non consegnate alla Ftc, sono una delle principali ragioni che hanno spinto a una brusca accelerazione per trovare un accordo extragiudiziale il più veloce possibile e chiudere l’investigazione.
La Ftc sta cercando di capire se Facebook ha violato i termini del suo accordo con l’agenzia relativo ai problemi di privacy, e le email trovate suggeriscono che la tempo Zuckerberg e altri manager di alto livello non obbdirono all’ordine della Ftc di mettere la privacy al top delle loro priorità.
Sull’onda della notizia diffusa dal Wsj il titolo di Facebook ha perso immediatamente il 2%. Nel corso del 2019 il social network ha guadagnato il 33%.
Portavoce del social network hanno dichiarato alla stampa americana: «Abbiamo sinora pienamente cooperato con le indagini della Ftc fornendo loro decine di migliaia di documenti, email, file. In nessun momento Mark o nessun altro dipendente di Facebook ha violato consapevolmente gli obblighi dell’azienda rispetto all’accordo stretto con la Ftc né alcuna delle email raccolte indica che lo abbiano fatto».
Secondo il Wsj non è stato possibile capire con precisione quali email siano state richieste dalla Ftc e quante di queste coinvolgano Zuckerberg. È inoltre indeterminato se qualcuna di queste email, descritte al Wsj dalle sue fonti, mostri prove che l’azienda ha violato l’accordo del 2012.
In questo momento le email che rivelate dal Wsj non sono l’unica tegola che cade sulla testa del social network. Facebook è al centro infatti di numerose investigazioni su argomenti i più differenti: dalla disinformazione alla privacy degli utenti del social network. Numerosi politici americani stanno proponendo di fare uno spezzatino dell’azienda creata da Mark Zuckerberg. L’attenzione è aumentata dal marzo del 2018, quando l’azienda ha consentito che i dati personali di decine di milioni di utenti venissero condivisi con la società di consulenza politica Cambridge Analytica. Il fatto che l’azienda abbia gestito male i dati degli utenti ripetutamente nel tempo probabilmente porterà a una multa record da parte della Ftc. Le stime della stessa Facebook presentate al mercato lo scorso aprile indicano che l’azienda si aspetta un accordo che può costarle fino a 5 miliardi di dollari.
Cercando di arginare la mareggiata di critiche che rischia di sommergere l’azienda, lo scorso marzo Mark Zuckerberg ha invocato delle nuove regole globali sulla gestione di Internet, raccomandando che siano i governi a trovare il modo di gestire i contenuti basati sull’odio e la violenza, che attentano alle integrità delle elezioni, che toccano la privacy e il diritto alla portabilità delle informazioni personali. Inoltre, in quella occasione Zuckerberg ha anche annunciato che Facebook cambierà la sua piattaforma in maniera radicale, mettendo al centro la privacy, comunicazioni crittate e che non vengono registrate per sempre, in uno sforzo che secondo Zuckerberg dovrebbe alleviare le paure degli utenti relativamente alla loro privacy.