A inizio marzo vi è stata una prima riunione della cabina di regia per l’Agenda digitale che ha confermato i punti d’azione prioritari per spingere finalmente la società e l’economia digitale in Italia, individuando anche per ciascun settore di intervento i rispettivi responsabili della stesura del piano d’azione.
Al di là delle misure individuate e di qualche incidente di percorso (il rappresentante del Ddi, cui spettava il coordinamento delle iniziative sull’e-gov, è già saltato per l’improvvisa riforma del dipartimento decisa da Monti), è un’iniziativa da sottolineare perché segna la volontà di un’azione corale da parte di ministeri che troppo poco in passato hanno saputo imboccare la via del dialogo e della collaborazione al posto di chiusure e gelosie corporative. Bisognerà vedere se l’intendance, soprattutto l’amministrazione pubblica, suivra. In passato lo ha fatto molto poco.
L’obiettivo è varare l’Agenda digitale entro il 30 giugno. È importante rispettare questa scadenza. Sia perché gli obiettivi posti dall’Unione europea sulla diffusione della banda larga e larghissima e sulla implementazione dei servizi digitali si fanno drammaticamente vicini (ad esempio dare il broadband a tutti gli italiani entro il 2013), sia perché l’Italia è indietro per sviluppo di infrastrutture e servizi: è urgente recuperare terreno, anche per sfruttare il forte potenziale dell’Ict a vantaggio di crescita e competitività del Paese. L’Agenda digitale dovrebbe essere un obiettivo che unisce i partiti e le legislature: il traguardo va ben al di là del limite temporale del governo Monti. Si potrà dissentire sulle singole misure o sottolineare le carenze del progetto governativo. Ma ci pare importante che, finalmente, si sia superato il dilemma dell’uovo e della gallina. Prima le reti o prima i servizi? Il governo punta a battere sull’insieme della tastiera: dagli investimenti per la diffusione del broadband (sarà importante coordinarsi con le iniziative delle Regioni) alle iniziative a supporto dell’e-commerce, dell’ e-gov, dell’alfabetizzazione informatica, delle smart communities. Se dai programmi si passerà ai fatti, bisognerà chiamare l’Agenda Digitale il “Cambia Italia”.