Open Fiber è al 30% del suo piano industriale che prevede il cablaggio in modalità Ftth (Fiber to The Home) di circa 20 milioni di unità immobiliari in tutte e 20 le regioni italiane.
L’azienda non vende direttamente al cliente finale i servizi in fibra ottica, ma è attiva esclusivamente nel mercato all’ingrosso (wholesale only), offrendo l’accesso a tutti gli operatori di mercato interessati a parità di condizioni. Questo modello di business ha da subito attratto gli operatori tradizionali e ad oggi sono più di 80 quelli che hanno scelto la nostra fibra per fornire ai propri clienti un servizio con velocità fino a 1 Gbps e in linea con quanto previsto dall’agenda digitale e dagli obiettivi europei per la Gigabit Society.
Stiamo facendo l’Italia digitale procedendo secondo i tempi che ci siamo posti. Serve però uno sforzo in più da parte dell’intero sistema per recuperare i ritardi e guadagnare competitività. Finalmente c’è un soggetto, Open Fiber, che sta investendo nell’infrastruttura di rete permettendo così a tutti i retailers di risparmiare sui costi infrastrutturali e di competere sui servizi. Open Fiber si pone quindi come abilitatore della digitalizzazione e l’auspicio è quello di favorire la creazione di valore per gli operatori delle Tlc, inclusi i broadcasters, le aziende, i consumatori ed in ultima analisi l’intero Paese.
La domanda di reti ultra broadband c’è, è crescente ma lo sforzo degli Olo rischia di non essere sufficiente per trainare con la necessaria rapidità il cambio di passo dell’Italia. Per questo è necessario, come più volte ribadito, che si trovino incentivi per agevolare la migrazione dalle vecchie infrastrutture verso le reti di nuova generazione. I voucher per il sostegno alla domanda, previsti dall’Agenda Digitale per gli anni 2020 – 2021 per un ammontare di circa 1,3 miliardi di euro, possono accelerare questo processo, soprattutto in quelle aree del nostro Paese in cui il digital divide è più accentuato.