La fatturazione elettronica fra imprese in Italia è partita con il piede giusto: il primo luglio saranno passati sei mesi dall’entrata in vigore della norma, e in questo periodo – per la precisione dal primo gennaio all’inizio di giugno – sono state emesse 854 milioni di e-fatture: il 54% verso imprese, il 2% verso la PA e il 44% verso privati. A inviarle sono state 3,2 milioni di partite Iva, che rappresentano il 64% delle imprese italiane: un numero più alto rispetto a quelle che sarebbero state obbligate a passare al nuovo sistema, in tutto 2,8 milioni. Allo stesso tempo cresce il commercio elettronico tra imprese, che nel 2018 rispetto al 2012 registra un +80%. Sono alcuni dei dati più significativi che emergono dalla ricerca dell’ Osservatorio Fatturazione Elettronica & eCommerce B2b della School of Management del Politecnico di Milano (www.osservatori.net), presentata oggi al Campus Bovisa del Politecnico di Milano durante il convegno “Fatturazione Elettronica: una chance per il cambiamento“.
Soltanto il 3% delle fatture, pari a 25 milioni di documenti, recita lo studio, è stato scartato dal sistema di interscambio. Dal commercio e dall’ingrosso provengono quasi i due terzi delle fatture inviate (28%), poi le utility (19%) e i servizi (17%). Infine più della metà delle fatture è stato inviato da aziende con sede in Lombardia (34%) e nel Lazio (22%), solo il 12% viene dall’area Sud e Isole.
L’impatto sulle imprese è stato complessivamente positivo, dal momento che più della metà afferma di aver avuto benefici sul processo di ricezione delle fatture, mentre il 30% ha riscontato miglioramenti anche nell’invio. I principali vantaggi, secondolo studio, sono la possibilità di accedere a nuovi flussi di dati con l’obiettivo di migliorare i processi aziendali, digitalizzare più semplicemente un numero crescente di documenti e dare impulso alla digital transformation anche nelle transazioni fra imprese.
Dati positivi vengono anche dall’e-commerce B2B, che nel 2018 ha raggiunto un valore pari a 360 miliardi di euro, con un aumento del 7% rispetto all’anno precedente. Nonostante questa crescita il settore però rappresenta ancora soltanto il 16% degli scambi complessivi fra le imprese italiane. A crescere a un ritmo più rapido è l’e-commerce B2B di imprese italiane verso l’estero, per un valore di 132 miliardi di euro, più di un quarto del totale degli scambi verso paesi stranieri. L’uso di sistemi Edi per lo scambio elettronico di documenti, arriva a 210 milioni di documenti (+27%) scambiati da 16mila imprese (+23%), di cui più di un quarto sono fatture.
“La fatturazione elettronica non è la trasposizione digitale di un documento o di una attività ma un nuovo modello organizzativo che può costituire un fattore di innesco nella digitalizzazione dei principali processi tra aziende, tra aziende e Pubblica Amministrazione e nel dialogo con i cittadini – spiega Alessandro Perego, direttore scientifico degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano – e può quindi in ultima istanza aiutare il Paese a recuperare il divario che la separa dai principali paesi europei in termini di maturità digitale. L’Italia almeno su questo è all’avanguardia: primo Paese in Europa ad adottare l’obbligo generalizzato di fatturazione elettronica e leader nella digitalizzazione dei processi in molte filiere. Con specifico riferimento all’obbligo di fatturazione elettronica, molte più imprese di quelle sottoposte all’obbligo hanno deciso di aderire, a testimonianza di un giudizio di utilità che travalica l’obbligo normativo”.
“Se è vero che sei mesi sono pochi per avere davvero percezione dei benefici a tutto tondo sugli impatti della fattura elettronica – aggiunge Claudio Rorato, direttore dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica & eCommerce B2b – non si può negare che in chiave prospettica si aprano ampie opportunità per le imprese. Dalla possibilità di operare su dati strutturati ed elaborabili del ciclo passivo, migliorando la gestione della tesoreria, il credit management e il controllo di gestione, alla digitalizzazione di processi documentali interni – per esempio il ciclo dell’ordine – aumentando l’efficienza aziendale e la sua competitività; dalla possibilità di ottenere più velocemente finanziamenti sulle fatture da parte di piattaforme dedicate alla supply chain finance al miglioramento dei rating sui fornitori, grazie a una maggiore integrazione dei dati del ciclo passivo con quelli delle fasi pre-negoziali. Ciò che mi preme sottolineare, è che non bisogna fermarsi all’adempimento normativo, ma guardare oltre”.
Le soluzioni per l’integrazione di filiera
Le imprese che nel 2018 hanno adottato una soluzione digitale a supporto dei propri processi aziendali sono circa 150mila, a +15% rispetto all’anno precedente e un aumento del 16% annuo, costante, dal 2012. Più del 97% delle imprese connesse appartiene a cinque settori: automobilistico, elettrodomestici ed elettronica di consumo, farmaceutico, largo consumo e materiale elettrico. Il numero di documenti scambiati è cresciuto significativamente nell’ultimo anno, toccando quota 210 milioni, con un incremento del 27% sul 2017 e del 600% rispetto al 2009 (+24% la crescita media annua).
In flessione le Extranet per lo scambio di documenti
La flessione di questo genere di strumenti è del 21%, con un passaggio da 470 a 372 unità. Il settore con il più alto numero di Extranet è il metalmeccanico (13%), seguito dal largo consumo e tessile abbigliamento (9% rispettivamente), dall’automobilistico (8%), dalla logistica (6%), dalle utility (5%), dagli elettrodomestici ed elettronica di consumo (5%), dal farmaceutico (5%) e dal materiale elettrico (4%).
Aumenta il numero dei marketplace B2B
L’Osservatorio ne ha censiti 23. Circa il 40% supporta attività di lead generation o serve come vetrina di prodotti (23%). A prevalere, rappresentando il 65% del settore, sono i marketplace multi-settore (65% delle piattaforme censite), che offrono un’ampia varietà di prodotti, dall’alimentare all’elettronica di consumo, dall’abbigliamento al materiale elettrico. L’Osservatorio ha identificato 7 piattaforme italiane B2b, di cui 2 permettono di completare l’acquisito direttamente sulla piattaforma.
I pagamenti B2b
Gli strumenti più utilizzati sono i bonifici bancari digitali, usati dal 79% delle grandi imprese dal 78% delle PMI, e i bonifici tradizionali, impiegati dal 58% delle grandi aziende e dal 38% delle Pmi. Fra le grandi imprese i sistemi di pagamento più diffusi sono la carta di credito (38%), la RiBa digitale (36%) e il MAV digitale (32%), mentre le PMI si affidano più spesso alla RiBa digitale (35%), la RiBa tradizionale (33%) e l’assegno cartaceo (32%). Il contante è ancora abbastanza diffuso in entrambe le realtà, con il 19% delle grandi imprese che lo usa nel 11% delle transazioni verso i fornitori e il 23% delle PMI che lo impiega nel 12% delle transazioni. Una grande impresa su quattro (24%) usa sistemi di pagamento più innovativi (come l’e-payment, il mobile payment, i digital wallet, i real time payment), contro il 7% delle PMI, ma entrambe impiegano questi strumenti in appena il 10% delle transazioni.
L’Artificial Intelligence applicata alla supply chain
L’Osservatorio ha censito 72 casi di applicazione dell’Artificial Intelligence (AI) nei processi B2b e nei rapporti di filiera. In Italia risultano 5 progetti attivi, contro i 7 del Regno Unito, gli 8 di Francia e Germania e i 21 degli Stati Uniti. Il primo settore per numero di progetti avviati è il largo consumo, con quasi la metà dei casi censiti e iniziative negli ambiti previsione della domanda, gestione delle scorte, transazioni. Seguono automotive (8 progetti), logistica e abbigliamento (6). La maggior parte dei progetti di AI in ambito supply chain riguarda i processi di pianificazione (ad esempio, la previsione della domanda e la gestione delle scorte) per i quali le imprese hanno disposizione una grande quantità di dati, che possono alimentare gli algoritmi di AI.
La blockchain nel Digital B2b
Crescono le applicazioni della Blockchain in ambito supply chain, con 202 progetti internazionali (+54% rispetto al censimento del 2017). La maggior parte delle iniziative censite supporta i processi di eSupply Chain Control (40%), in cui l’obiettivo è sfruttare la catena dei blocchi per tracciare meglio la merce e aver un miglior controllo della filiera, e di eSupply Chain Execution (36%), dove la Blockchain è impiegata sia nello scambio di documenti sia nella gestione del credito di filiera, soprattutto in finanza, logistica e largo consumo.