Con l’evoluzione delle reti wireless verso il 5G unita al piano di infrastrutturazione del Paese in fibra ottica, il mercato Tlc sta mostrando segnali sempre più evidenti di difficoltà e preoccupazione dovute all’esigenza di trovare modelli di business sostenibili nonostante l’inesorabile contrazione dei ricavi e gli investimenti sempre più ingenti. Questo clima di forte incertezza ha portato ad una situazione di impasse in cui i big player stanno lavorando su più tavoli negoziali alla ricerca di accordi commerciali o partnership che diano sostenibilità al proprio business. A complicare il quadro, aleggia ancora il procedimento Antitrust sulle “Condotte fibra Telecom Italia” dove quest’ultima è accusata di condotte abusive da quegli stessi attori con cui sta cercando accordi o addirittura matrimoni.
In tale situazione di perdurante incertezza, auspichiamo che il Governo provveda a ripristinare un po’ di ordine, dando avvio alla seconda fase del piano strategico Bul, a partire dai voucher per famiglie e imprese. Anche qua, purtroppo, si registra una scarsa consapevolezza sull’enorme ritardo dell’Italia rispetto agli obiettivi europei. Si tende a parlare in maniera molto superficiale di “ritardo della domanda” ma senza comprenderne la reale gravità che emerge dall’ultimo Osservatorio Agcom: solo il 13% delle famiglie italiane ha una linea ad almeno 100 Mbps; percentuale che crolla addirittura al 3,5% per le linee Ftth, certificando una distanza abissale e ormai incolmabile rispetto al target europeo che prevede almeno il 50% delle famiglie con un abbonamento a 100 Mbps entro il 2020.
È quindi evidente che limitando i voucher alle sole linee Ftth, si escluderebbe la stragrande maggioranza delle famiglie che oggi non sono coperte (in primis quelle nei cluster C&D), decretando ab origine il fallimento della misura del Governo. Anche sul fronte degli interventi nelle aree grigie-nere, il livello di disordine e opacità è molto alto e ancora una volta, le Istituzioni hanno il compito di mettere ordine, a partire da un monitoraggio puntuale dello stato dell’arte che imponga agli operatori massima trasparenza e rispetto degli impegni presi. Dai dati appena pubblicati da Infratel emergono infatti due criticità: a distanza di soli 2 anni dalla precedente consultazione, le dichiarazioni di copertura di alcuni operatori non sono stati rispettati; definire Fwa una soluzione ibrida Vdsl/mobile rappresenta un’aberrazione tecnica che dimostra il crescente uso improprio e talvolta abuso di sigle, in primis 5G e Fwa, che stanno diventando vere e proprie buzzword.
Offrire Fwa di qualità, quello che vede Eolo superare nelle classifiche di Netflix le più blasonate fiber company, è tutt’altro che semplice e scontato perché non esistono soluzioni “a catalogo” con caratteristiche prestazionali certificate a 100 Mbps. Occorre, infatti, essere capaci di sviluppare innovazione di prodotto e di processo su tutta la filiera produttiva, dalla progettazione all’attivazione e manutenzione in contesti eterogenei e logisticamente disagiati. In poche parole, non basta aver scoperto, solo oggi, che nelle zone soggette da speed divide c’è un mercato importante, ma è necessario essere capaci di governare la tecnologia Fwa a livello end-to-end.
Proprio su questi presupposti, Eolo prosegue senza sosta il proprio piano EolowaveG per fornire servizi Nga a 100 Mbps nelle zone remote soggette al problema dello speed divide, forte dei numeri che continuano a dargli ragione. In totale controtendenza con il mercato, Eolo ha chiuso il FY2019 con un fatturato di 125 milioni di euro (+27% rispetto all’anno prima) registrando una crescita media negli ultimi 5 anni, sia per fatturato che clienti attivi, di oltre il 30% all’anno. E sulla qualità dei nostri servizi Fwa, lasciamo come sempre parlare le classifiche di Netflix.