Hanno diritto ad un contratto a tempo indeterminato i precari del call center Atesia, società oggi confluita nella Almaviva Contact Spa. Lo ribadisce la Cassazione, confermando una sentenza con cui la Corte d’appello di Roma aveva dichiarato la natura subordinata del rapporto di lavoro stipulato tra la società e una dipendente, assunta con contratti co.co.co e contratti a progetto per oltre sei anni. Il giudice del merito aveva anche condannato la società a risarcire il danno alla lavoratrice.
Con la sentenza numero 4476, depositata oggi, la sezione lavoro della Suprema Corte ha rigettato il ricorso della società datrice di lavoro, ribadendo che "elemento indefettibile del rapporto di lavoro subordinato è la subordinazione, intesa come vincolo di soggezione personale del prestatore al potere direttivo del datore di lavoro, che inerisce alle intrinseche modalità di svolgimento delle prestazioni lavorative e non già soltanto al loro risultato".
I giudici hanno accertato come la lavoratrice "era pienamente inserita nell’organizzazione della società, utilizzando strumenti e mezzi di quest’ultima" e la sua attività "era sottoposta non tanto a generiche direttive ma ad istruzioni specifiche". Infine, "il concorso congiunto del sistema informatico, in grado di controllare l’attività del telefonista in tutti i suoi aspetti, e della vigilanza dell’assistente di sala, mostrava l’esistenza di un controllo particolarmente accentuato ed invasivo, non usuale neppure per la maggior parte dei rapporti subordinati esistenti e quindi inconciliabile con il rapporto autonomo".