SCENARI

Apple alla dura prova dei mercati, crescono le indicazioni “sell”

Il downgrade di Rosenblatt Securities porta a 5 le agenzie di rating che consigliano di vendere le azioni della società. Troppe ombre sul futuro: l’iPhone non performa più come in passato e la trade war Usa-Cina sta già impattando sul business

Pubblicato il 09 Lug 2019

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Qualcosa sta cambiando nel profondo dei mercati riguardo alla valutazione di Apple. Era dal 1997 che l’azienda non raccoglieva così tanti giudizi negativi sul suo titolo. Wall Street sta cominciando a dare forma a una nuova idea sul titolo dell’azienda e, implicitamente, sulla sua posizione nel mercato.

Rosenblatt Securities ha declassato il titolo della società etichettandolo con un “vendere” che porta il numero totale di analisti ribassisti fino a cinque, tra le 57 società di rating calcolate da Bloomberg. Cinque è il numero più alto di valutazioni di vendita che il produttore di iPhone ha avuto almeno dal 1997, secondo i dati storici raccolti da Bloomberg. Per contestualizzare quel momento storico, Apple non avrebbe rilasciato il suo computer iMac fino all’agosto 1998 e l’iconico iPod non avrebbe debuttato fino all’ottobre 2001.

Un altro segnale della crescente cautela nei confronti dell’azienda è il rating di consenso – un proxy per il rapporto tra buy, hold e sell delle società – che si attesta attualmente a 3,76, secondo i dati di Bloomberg. È il valore più basso dal 2004.

Lo scetticismo intorno all’azienda è aumentato nel 2019, con tutti e cinque i rating di vendita arrivati quest’anno. Sia New Street Research che Hsbc hanno abbassato i rating sul titolo e a gennaio il numero di aziende con rating di acquisto è sceso al di sotto del 50% per la prima volta dal 2004.

La cautela è in gran parte determinata dall’incertezza che circonda la domanda degli iPhone, con la guerra commerciale Usa-Cina considerata come particolarmente negativa. A gennaio, Apple ha tagliato le sue previsioni sulle entrate per la prima volta in quasi due decenni, in gran parte a causa proprio della debolezza dell’iPhone. E si attendono i risultati del terzo trimestre – che dovrebbero essere resi noti il 30 luglio – per verificare gli impatti.

Oltre il 60% delle entrate di Apple nel 2018 sono arrivati dall’iPhone, mentre circa il 20% proveniva dalla Cina, che è anche una parte critica della catena di approvvigionamento dell’azienda. La scorsa settimana, Citi ha avvertito gli investitori che le vendite in Cina di Apple “potrebbero essere dimezzate”.

Il downgrade di Rosenblatt è arrivato quando l’analista Jun Zhang ha dichiarato che la società “subirà un deterioramento fondamentale nei prossimi 6-12 mesi”, sulla base delle deludenti tendenze delle vendite. Lunedì il downgrade ha spinto il titolo Apple a scendere del 2,9%. Tuttavia, i rating di questo tipo, cioè di vendita, difficilmente rappresentano un modo univoco di valutare una azienda. Se non altro perché nel pacchetto di analisti, altri 23 consigliano di acquistare il titolo, mentre altri 21 hanno trattenuto le proprie valutazioni.

In ogni caso finora la prudenza manifestata dagli analisti non si è riflettuta nelle performance azionarie di Apple. Le azioni sono aumentate di oltre il 40% dal minimo di gennaio, sebbene rimangano di circa il 14% al di sotto dei livelli record.

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