Via libera del Consiglio di Stato alla delibera dello scorso 5 settembre con cui l’Agcom ha ribadito che per gli anni 2000, 2002 e 2003 esistevano i presupposti per applicare a Vodafone il meccanismo di ripartizione del costo netto del servizio universale, che per la compagnia telefonica ammonta, per gli anni considerati, a circa 40 milioni di euro.
Con quattro diverse sentenze i giudici della Sesta sezione di Palazzo Spada hanno respinto i ricorsi con cui Vodafone chiedeva al Consiglio di Stato di ordinare all’Autorità di eseguire le sentenza con cui nel 2010 aveva annullato, ritenendole illegittime per difetto di istruttoria, analoghe delibere che avevano fissato in capo alla societaà telefonica l’obbligo di partecipare alla ripartizione delle spese per il servizio per gli anni in questione.
Secondo Vodafone la delibera del 5 settembre sarebbe invalida per violazione del giudicato. Di diverso avviso il Consiglio di Stato, secondo il quale la nuova delibera ha sanato i vizi di istruttoria della precedente. Sulla questione dovrà ora pronunciarsi il Tar del Lazio, al quale Vodafone ha chiesto di annullare il provvedimento del 5 settembre 2011.