Le liberalizzazioni dimenticano i troppi monopoli locali nell’IT. Ad affermarlo è Ennio Lucarelli, presidente di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologi In un articolo a firma di Stefano Carli su Affari e Finanza ricorda che “in Italia ci sono 7 mila aziende pubbliche e di queste 3.800 operano in settori di mercato, ossia a fianco di imprese private con le stesse caratteristiche. Sono in gran parte servizi di tipo strumentale per amministrazioni locali. Di queste 3.800 quelle del comparto IT sono un centinaio. Poche in numero, ma assieme fanno un giro d’affari di un miliardo, ossia il 25% rispetto ai 4 miliardi dei servizi informatici per la pubblica amministrazione e il 5% dell’intero giro d’affari dell’Ict italiano”.
Lucarelli spiega perché le società di informatica "in house" sono un problema. “Se si guardano i bilanci di queste società – puntualizza – si vede che il loro costo del lavoro è più alto, che i costi dei cda sono più alti rispetto alle aziende private del settore”. C’ poi la questione indebitamento, parecchio superiore a quello medio dell’IT privato. “E questo vuol dire che un’azienda pubblica dell’IT fa meno fatica, ha meno difficoltà di una privata ad accedere ai finanziamenti bancari e questo ovviamente è un fattore che falsa lo scenario competitivo”.
“La nostra non è una critica a una società in quanto pubblica, ma alle società pubbliche che vivono di affidamenti senza gara – tiene a sottolineare il manager – Di quelle 3.800 aziende di cui si parlava la gran parte opera in affidamento diretto. E sono settori importanti, come l’informatica, l’ingegneria, la consulenza”.
Tutto questo accade in un settore come l’IT fatto soprattutto di piccole imprese dove quel miliardo di mercato “monopolio” delle in house blocca la e blocca la crescita così come la nascita di imprese in grado di competere a livello internazionale.
“Ma per fortuna si possono percorrere anche altre strade – ricorda Lucarelli – Siamo secondi solo alla Germania come numero di progetti presentati ma solo quarti per assegnazione. E’ il prezzo del gap dimensionale e dell’incapacità che c’è stata finora di fare sistema”.