L'INTERVISTA

Agenda digitale, Gambardella (Etno): “I regolatori si concentrino sugli investimenti”

Secondo il presidente dell’Associazione che rappresenta le principali telco europee la fibra non può essere trattata alla stregua del rame, in termini regolatori, se si vogliono davvero mettere a segno gli obiettivi broadband fissati dall’Europa. “Non è possibile ragionare in logica di cost orientation”

Pubblicato il 26 Mar 2012

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“I regolatori europei non devono pensare solo a ridurre i prezzi ma anche, e soprattutto, a favorire gli investimenti”. Il presidente dell’Etno, Luigi Gambardella, accende i riflettori sulla necessità di stimolare gli investimenti per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale. Obiettivi raggiungibili solo con più flessibilità dei prezzi per Ull e fibra e con un mix di tecnologie.

Presidente, è in corso un acceso dibattito sul costo di accesso alla rete. Quali sono i possibili scenari in relazione alla necessità di aumentare gli investimenti?

I prezzi dell’unbundling non solo non devono più scendere ma devono iniziare a salire. Non può continuare il trend di discesa dei prezzi: nella UE il prezzo medio dell’ULL è sceso del 50% dal 2000 ad oggi. L’ULL è stato regolato con valori molto bassi sin dall’inizio per la ladder of investment. Bisogna anche considerare che l’andamento dei prezzi ha seguito una dinamica anti inflazionistica. Infatti, considerando il tasso d’inflazione, pari nello stesso periodo al 27% nell’UE15, la riduzione del prezzo in termini reali è stata del 48%. In definitiva, dal 2000 ad oggi il prezzo di accesso alla rete locale si è dimezzato. Inoltre, l’Italia è una best practice nei servizi ULL: con quasi 5 milioni di linee, dopo la Francia e la Germania è il terzo paese nell’UE per diffusione del servizio.

Cosa comporterebbe la riduzione dei prezzi dell’accesso al rame?

Se si riduce il prezzo del rame si ridurranno anche gli investimenti in fibra. È necessaria certezza regolatoria, come dimostrato da diversi investitori, che hanno espresso serie preoccupazioni. Gli investitori temono che se si cambia oggi la metodologia dei costi del rame domani lo si farà anche per la fibra. I regolatori europei non devono pensare solo a ridurre i prezzi ma anche, e soprattutto, a favorire gli investimenti.

E per i prezzi della fibra?

Non si può trattare in termini regolamentari la fibra nello stesso modo in cui si tratta il rame. Non è possibile pensare alla cost orientation anche per una nuova tecnologia che non è una rete legacy e per la quale il rischio degli investimenti richiede un alto grado di certezza sul ritorno del capitale investito. La libertà di fissare i prezzi della fibra è importante per accrescere i ricavi del settore. Deve essere consentito agli operatori di differenziare le offerte in base alle necessità dei consumatori ed ai contesti geografici.

Solo l’FTTH può garantire lo sviluppo della banda ultra larga?

No, deve essere garantita la neutralità tecnologica e riconoscere il valore di tutte le piattaforme. Anche il Commissario europeo Neelie Kroes ha recentemente riconosciuto che gli obiettivi dell’agenda digitale possono essere raggiunti grazie ad un mix di tecnologie e non solo tramite l’FTTH.

La crescita degli investimenti è essenziale per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda Digitale. Qual è la posizione dell’industria europea?

L’Europa è l’unica regione al mondo in cui i ricavi degli operatori tlc scendono, mentre la media della crescita a livello mondiale è del 5%. Gli operatori europei non mettono in dubbio gli obiettivi dell’Agenda Digitale che devono e possono essere raggiunti. Per raggiungerli occorre fare degli investimenti. Secondo le stime della Commissione europea sono necessari 58 miliardi di euro per il target di copertura a 30 Mbps e 268 miliardi per il target di copertura del 50% delle abitazioni a 100 Mbps nel 2020. La capacità d’investimento dell’industria è legata al livello dei ricavi . Il livello medio europeo, in rapporto ai ricavi, è salito dal 12 al 13%. In Italia è superiore, ed arriva quasi al 15%. Tuttavia, sono tre anni consecutivi che il settore perde ricavi. Basti pensare alla diminuzione del 30% per ricavi dai servizi voce della telefonia fissa. L’industria ritiene che un ribaltamento di questa situazione sia fondamentale. Il traffico dati sta esplodendo. Da qui al 2015 è previsto che quadruplicherà anche in ragione della diffusione del video broadband. È necessario ripensare il rapporto con gli over the top in una logica win-win.

Il settore pubblico può giocare un ruolo?

Gli investimenti saranno realizzati prevalentemente dagli operatori privati. Questo non vuol dire che non siano possibili forme di accordo pubblico-privato a livello locale come ad esempio nel caso del progetto lanciato dalla Provincia Autonoma di Trento.

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