Tech Usa a doppia faccia. Google sorride dopo i conti, Amazon meno. Alphabet sorprende in positivo con i suoi conti trimestrali mentre Amazon, almeno in parte, delude e interrompe una serie di utili da record. I due colossi dell’economia digitale americana hanno riportato i bilanci del secondo trimestre ma se la holfing del motore di ricerca ha superato le attese sul fronte profitti e ricavi, il colosso dell’e-commerce non ce l’ha fatta a rispettare le previsioni di utili. A deludere i mercato l’aument dei costi.
La trimestrale di Alphabet
I ricavi sono tornati a battere le stime dopo avere negativamente sorpreso nella trimestrale precedente (quanto il fatturato aveva deluso per la seconda volta negli ultimi tre anni con una frenata della pubblicita’). Inoltre il gruppo ha annunciato il più grande buyback della sua storia: ricomprerà titoli propri di Classe C per 25 miliardi di dollari. Nei tre mesi al 30 giugno scorso, la controllante di Google ha registrato 9,95 miliardi di dollari di profitti contro i 8,27 miliardi dello stesso periodo dell’esercizio precedente (questo dato esclude una multa Ue da quasi 5 miliardi di dollari comminata lo scorso anno). In termini di utili per azione, si e’ passati a livello pro forma a 14,21 dollari da 11,75 dollari, oltre 11,33 dollari attesi dagli analisti. Tra aprile e giugno i ricavi sono stati pari a 38,9 miliardi, in rialzo del 19% annuo; il consenso era di 38,2 miliardi. Le vendite trimestrali nel segmento Google – che include anche il sito di video YouTube – sono state di 38,78 miliardi, in rialzo dai 32,5 miliardi del secondo trimestre del 2018. In particolare, le vendite che compaiono a bilancio come “other revenue” e che includono le attività cloud, sono aumentate a 6,18 miliardi da 4,42 miliardi. Questo significa che il gruppo chiudera’ l’anno con un fatturato cloud di oltre 8 miliardi (Amazon ne ha generati 8,4 miliardi solo nel secondo trimestre).
I ricavi generati da pubblicità sono stati di 32,6 miliardi, in aumento del 16,4% sull’anno prima dopo il +15% annuo visto nel trimestre precedente, tornando ad avvicinarsi al 20% registrato in media. Il numero di click fatti dagli internauti su pubblicità apparse su siti legati a Google (il motore di ricerca, Gmail, YouTube) e che hanno generato introiti sono saliti del 28% annuo e del 6% rispetto al trimestre precedente. Il cost-per-click (una misura dei prezzi per la pubblicità attentamente monitorata) è però calato dell’11% annuo e dell’1% trimestre su trimestre. Nel trimestre le “impressions” (quanto spesso una pubblicità è vista sulle proprietà dei partner di Google) sono aumentate dell’11% annuo e il “cost-per-impression” (quanto Google può fare pagare per quelle visioni) è sceso dell’1%. Il costo trimestrale per acquisire traffico è aumentato da 6,42 miliardi a 7,24 miliardi; il dato è pari al 22% dei ricavi pubblicitari di Google, l’1% in meno del secondo trimestre del 2018. A fine giugno le persone sul libro paga di Alphabet erano 107.646 contro le 89.058 del periodo aprile-giugno del 2018. In attesa dei conti, arrivati ieri a mercati Usa ormai chiusi, il titolo di Classe A di Alphabet aveva perso lo 0,33% a 1.135,93 dollari raggiungendo una capitalizzazione di 788,6 miliardi. Nel dopo mercato e’ volato dell’8,5%. Da inizio anno il titolo è salito di quasi il 9% ma negli ultimi 12 mesi ha perso l’11%. Nell’after hours di Wall Street il titolo è salito del 7,3%.
I conti di Amazon
Consegnare prodotti entro lo stesso giorno in cui sono stati ordinati agli iscritti al servizio Prime è una mossa costata cara ad Amazon. Il colosso americano del commercio elettronico ha infatti messo fine a una serie di quattro trimestri consecutivi terminati con utili a livelli record. A frenare il dato tra aprile e giugno sono state maggiori spese di spedizione. Anche un rallentamento della crescita delle attività cloud e perdite operative all’estero si sono fatte sentire. Nei tre mesi chiusi il 30 giugno scorso, Amazon ha messo a segno profitti per 2,6 miliardi di dollari, o 5,22 dollari ad azione, in rialzo del 4% rispetto a 2,5 miliardi, o 5,07 dollari ad azione, dello stesso trimestre del 2018. Le stime degli analisti, pari a 5,56 dollari ad azione, sono state deluse. I ricavi trimestrali sono balzati del 20% annuo a 63,4 miliardi. In questo caso le previsioni degli analisti, ferme a 62,5 miliardi, sono state battute. In Nord America, il mercato di riferimento, le vendite sono aumentate del 20% a 38,7 miliardi, una crescita migliore dei due precedenti trimestre ma sotto quella del 44% registrata nello stesso periodo del 2018. Gli utili operativi sono calati del 15% a 1,56 miliardi. All’estero Amazon ha generato un fatturato di 16,4 miliardi (+12%) ma una perdita operativa aumentata a 601 milioni dal buco di 494 milioni dello stesso periodo dell’esercizio precedente. Le spese operative complessive sono balzate del 21% a 60,32 miliardi
Le attività cloud sotto il cappello Amazon Web Services hanno generato vendite trimestrali di 8,4 miliardi, in rialzo del 37% su un anno prima. E’ stata la prima volta sotto un tasso di crescita del 40% da quando, nel 2014, Amazon ha iniziato a fornire questa performance. Gli analisti si aspettavano 8,5 miliardi. Gli utili operativi sono balzati a 2,12 miliardi da 1,64 miliardi. La categoria “altri ricavi”, di fatto data dalla pubblicità, ha visto una crescita dei ricavi del 37% rispetto a un anno prima a 3 miliardi. In una nota a commento dei conti, il Ceo e fondatore Jeff Bezos ha spiegato che le consegne garantite ai membri del servizio Prime nella stessa giornata in cui un ordine è stato fatto “hanno portato a feedback positivi e a un’accelerazione della crescita delle vendite. Ora le consegne gratuite in giornata sono disponibili per i membri di Prime su oltre 10 milioni di articoli e abbiamo solo iniziato. Un grande grazie al team che continua a rende più facile la vita dei nostri clienti”. Per il terzo trimestre del 2019, quello in corso e che ha incluso gli sconti del Prime Day, Amazon si aspetta utili operativi di 2,1-3,1 miliardi di dollari contro quelli da 3,7 miliardi dello stesso periodo del 2018. “Questa guidance”, ha spiegato Amazon, “presuppone un impatto sfavorevole di circa 30 punti base dato dai tassi di cambio”. Le attese degli analisti erano per un dato di 4,38 miliardi. Il gruppo si aspetta nel terzo trimestre vendite tra i 66 e i 70 miliardi di dollari, o in rialzo del 17-24% sull’anno precedente. La parte bassa della forchetta indicata ha deluso il consenso di 67,3 miliardi. In attesa dei conti, arrivati ieri a mercati Usa chiusi, il titolo Amazon era sceso dell’1,35% a 1.973,82 dollari raggiungendo una capitalizzazione di 971,8 miliardi di dollari. Nel dopo mercato ha perso quasi il 3%. Nel 2019 ha aggiunto più del 31% e negli ultimi mesi quasi il 6%. Amazon è arrivata a perdere a Wall Street nelle contrattazioni after hours il 2,7%.