Tra poco, accanto a Siri di Apple e l’assistente di Google, potrebbe presto arrivare sulle automobili anche Alexa di Amazon. L’azienda di Seattle sta cercando di convincere i grandi produttori di automobili a mettere il suo assistente digitale su quante più auto possibile. E sino a questo momento Audi e Bmw hanno firmato.
Oggi Amazon dispone di un prodotto dedicato al settore automotive: si chiama Echo Auto ed è una “scatoletta” rettangolare che può essere attaccata con del velcro adesivo sul cruscotto dell’auto e connessa con un cavetto per l’alimentazione e lo scambio datti. È un primo, timido tentativo fatto tramite il settore del post-vendita per portare a bordo di tutti i veicoli Alexa, l’assistente vocale di Amazon che funziona sfruttando la capacità di calcolo del cloud dell’azienda e una architettura modulare aperta alle terze parti tramite “skill” sviluppabili esternamente. Però Echo Auto non riesce a conquistare quote di mercato significative in un settore in cui i due principali concorrenti, Siri e Google Assistant, sono saldamente al comando sfruttando il sistema di intrattenimento di bordo e l’integrazione con l’ecosistema dei loro telefoni cellulari.
Dietro le quinte Amazon sta trattando con i produttori di automobili per avere un posto al sole. Il terzo incomodo, dal punto di vista di Apple e Google, vuole entrare in questo settore perché l’automobile è il posto più logico dove interagire con un assistente vocale. E chi conquista i consumatori con la sua piattaforma in un ambito ha ottime possibilità di essere scelta anche negli altri, più redditizi settori, come la domotica e l’e-commerce.
Gli sforzi di Amazon per riuscire a convincere i produttori di auto a mettere Alexa nel sistema di intrattenimento di bordo stanno cominciando a pagare, però. Audi alcuni mesi fa e Bmw più di recente stanno infatti cominciando a integrare le funzionalità software di Alexa all’interno dei loro sistemi di intrattenimento di bordo.
Mentre la conquista dell’auto probabilmente non genererà molto in termini di entrate, almeno all’inizio, il solo fatto di essere lì aiuterebbe Amazon a posizionarsi per una prossima era di servizi vocali. “Amazon – dice Mike Ramsey, direttore della ricerca automotive di Gartner – vuole salire in macchina in grande stile. Sente che c’è una opportunità molto consistente in quest’area”.
Alcuni mesi fa Ned Curic, vice presidente di Alexa Automotive, ha dichiarato che “la vera stella polare per noi è quella di essere dentro a tutte le auto. Stiamo lavorando duramente per riuscirci, perché riteniamo che sia l’esperienza migliore per il nostro prodotto”.
Nel 2016 Amazon ha cominciato con un primo timido tentativo con Hyundai. Alexa permetteva di accendere il motore o di settare il climatizzatore. Poi, nel 2017, Amazon ha assunto Curic, un veterano di Toyota Usa, e ha creato un team composto da esperti di cloud e di produzione di apparecchi hardware. E poi ha cominciato ad assumere veterani di Daimler, Bmw, Audi, Volkswagen, in maniera tale da poter dialogare direttamente con queste aziende.
Il 62% degli americani che usano i controlli vocali nelle auto lo fanno con i telefonini, cioè Android di Google o iOS di Apple. Gli assistenti vocali siedono sopra questa integrazione verticale che è impossibile per Amazon, dato che non è riuscita a far decollare il suo segmento di smartphone. Secondo John Foster, Ceo della startup Aiqudo che si occupa di controllo vocale delle applicazioni mobili, questo “è il vero tallone d’Achille di Amazon: non avere un suo telefono. Stanno facendo meglio che possono ma penso che soffriranno molto perché soprattutto Google sta facendo la differenza”.
Google, cioè Android, è il sistema operativo per smartphone più popolare al mondo ed è diventato anche la scelta principale di Fiat Chrysler, Renault-Nissan-Mitsubishi e Volvo. “Google – dice Ramsey – ha molto più mercato nel settore automotive di Amazon. Stanno ottenendo grandi risultati, mentre Amazon sta appena intaccando la superficie del settore”.
Ci sono anche produttori di auto che cercano di fare da soli o quasi. Mercedes, cioè Daimler, finora ha lavorato con Nuance Communications, azienda della East Coast americana, per realizzare il suo assistente vocale. “I produttori auto – dice Richard Mack, dirigente del marketing di Nuance – vogliono preservare il loro brand. Quando premi il pulsante per parlare con l’assistente vocale, alcuni di loro vogliono che a venire fuori sia il loro marchio e non quello di Google o Amazon o Microsoft”.
In questa fase la tattica di Amazon è quella di offrire il piccolo apparecchio da aggiungere al cruscotto dell’auto, che negli Usa viene venduto a 25 dollari, e che permette di ridare vita al sistema di intrattenimento di auto più o meno nuove. In futuro, l’obiettivo è diventare una protagonista del sistema operativo di bordo, ma per ora Alexa si accontenta di essere un semplice passeggero con cui conversare.