Le frequenze del beauty contest saranno assegnate con un’asta competitiva ma sarà un’asta “low cost”. La soluzione, scrive Stefano Carli su Affari & Finanza di Repubblica, è pronta ma nel frattempo lo scenario è cambiato e la stessa Mediaset potrebbe avere meno necessità di nuovi mux.
Le frequenze da assegnare sono sei: tre sono subito pronte e buone e sono i canali 54, 55 e 58 tolti proprio a Telecom IItalia, Mediaset e Rai. Le altre 3 frequenze sono un po’ più difficili da usare: uno è il canale 6 della banda Vhf, che oggi usa solo la Rai, in modo disordinato, e Europa 7. Infine ci sono i canali 23 e 28. "Sono ottimi dal punto di vista televisivo, meglio anche di quelli fra 50 e 60 – dice Antonio Sassano, uno dei maggiori esperti di frequenze in Italia – Solo che per poterne disporre pienamente bisognerebbe procedere a un riassetto di tutto l’etere italiano. Sarebbe un costo, ma aprirebbe finalmente la strada ad un utilizzo più razionale e più redditizio di tutta la risorsa radioelettrica e permetterebbe anche di liberare qualche frequenza in più".
L’idea che si sta facendo strada al Ministero dello Sviluppo è di una gara a doppia corsia. Le frequenze 54, 55 e 58 sarebbero oggetto di una concessione ventennale solo se ad aggiudicarsele fosse una telco. Se invece fosse una tv, la durata sarebbe fissata in automatico alle scadenze fissate dall’Ue. Le altre 3 frequenze più basse verrebbero assegnate per i 20 anni di prammatica.
Entro due settimane, in tempo per rispettare il termine del 19 aprile, scadenza della sospensione decisa dal ministro dello Svilupo Economico, Corrado Passera, il governo emanerà un qualche atto che lo cancellerà per sempre. L’altra possibilità, una proroga, verrebbe vista come un tentennamento da parte del duo Monti-Passera su una materia importante come le tv e sembra ormai fuori questione. In materia di Beauty Contest il governo decide e l’Agcom dispone, quindi una volta presa la decisione, la palla passerà all’Autorità di settore per mettere a punto il nmuovo meccanismo di assegnazione. Il nodo resta il prezzo.
Vita (Pd): "No ad asta low cost"
Pronta la preplica di Vincenzo Vita, senatore del Pd: "Le frequenze sono un bene pubblico pregiato e non infinito – dice – chi ne fa uso, è giusto che corrisponda allo Stato un compenso adeguato. Ed è augurabile che il ministro Passera sciolga a breve ogni riserva a riguardo”. “Innanzitutto, si indichi – dice ancora Vita – l’asta competitiva e si immagini una riserva di frequenze per l’emittenza locale. Ogni forma di aggiramento di simili scelte o di rinvio a futuribili scadenze europee è fuorviante. Benvenuta l’asta, high cost”, conclude l’esponente democratico.