Gli annunci di lavoro su Google sono ufficialmente sotto la lente dell’Antitrust europeo. Dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi, la commissaria europea alla concorrenza Margrethe Vestager ha riferito di aver aperto un dossier per esaminare se il motore di ricerca americano favorisce in modo sleale i propri annunci rispetto a quelli delle piattaforme concorrenti del recruiting online.
Google Jobs è stato lanciato due anni fa e le lamentele delle aziende rivali non si sono fatte aspettare. A metà agosto 23 siti di ricerca lavoro, tra cui il britannico Best Jobs Online e i tedeschi Intermedia and Jobindex, si sono decisi a inviare una lettera all’Antitrust europeo contestando al motore di ricerca una condotta lesiva dei regolari meccanismi competitivi, che comporta per i competitor danni in termini di numero di utenti e di utili.
Lo strumento messo a disposizione da Google connette, aggregandole, le offerte di diversi datori di lavoro, permettendo ai candidati di filtrarle, salvarle e ottenere notifiche su posizioni aperte. Google, in più, posiziona un widget di grosse dimensioni in cima ai risultati di ricerca relativi a specifici topic. Ed è questo strumento che i concorrenti giudicano illegale, perché Mountain View sfrutterebbe illecitamente la propria posizione dominante nell’ambito search per ottenere una visibilità che gli altri player possono conquistarsi solo pagando (e, spesso, pagando proprio Google).
La Vestager, nonostante il suo mandato termini il 31 ottobre, aveva già lasciato intendere che la denuncia delle piattaforme di online recruiting non sarebbe andata perduta e oggi ha confermato in una conferenza stampa a Berlino che i suoi uffici stanno esaminando se comportamenti anticompetitivi come quelli già sanzionati dall’Ue siano stati adottati in altri rami di business di Google, come la ricerca di posizioni di lavoro aperte.
A metà agosto una persona coinvolta nella procedura di verifica ha confidato a Reuters che sulla questione verrà predisposto un passaggio di consegne dettagliato per consentire al commissario che prenderà il posto della Vestager di continuare l’indagine su Google Jobs.
I colossi hitech sono “una questione che riguarda le nostre stesse società”, ha affermato la Vestager. “Il punto è se pensiamo che sia giusto per aziende come Google avere così tanto controllo sul successo o il fallimento delle altre aziende e restare libere di usare tale potere come desiderano”. Se pensiamo che non sia giusto, “allora ci potremmo rendere conto che abbiamo bisogno di regole per assicurare che tali piattaforme usino il loro potere in modo equo e non attuino discriminazioni”.
Nick Zakrasek, senior product manager di Google Search, ha dichiarato che l’offerta di Google va già incontro a passate segnalazioni dei concorrenti. “Qualsiasi provider può utilizzare lo strumento e molti di loro hanno visto un incremento significativo nel numero di applicazioni ricevute”, ha detto Zakrasek in un nota. L’esperienza del principale concorrente, Indeed, dice il contrario: secondo Jumpshot il traffico proveniente da Google è calato del 5% rispetto al 2016.
L’Antitrust europeo ha sinora inferto tre multe al colosso americano: a marzo ha imposto una sanzione da 1,49 miliardi di euro per abuso di posizione dominante con la piattaforma AdSense nel settore della pubblicità per motori di ricerca; l’anno scorso c’è stata la sanzione record da 4,34 miliardi per abusi con il sistema operativo Android; l’anno prima era arrivata una multa da 2,4 miliardi per i servizi di comparazione e shopping.