Ammontano a 7,2 miliardi di dollari i ricavi di Hpe per il terzo trimestre fiscale del 2019, in calo del 7% rispetto allo stesso periodo del 2018. Il gruppo ha registrato un profitto netto per azione di 0,45 dollari, meglio delle previsioni che tenevano conto di una perdita netta di 27 milioni di dollari dovuta a una sentenza arbitrale a favore di Dxc, la società nata nel 2017 dalla fusione tra Computer Sciences Corporation e la divisione Servizi di Hewlett Packard Enterprise. Alla fine della disputa, Hpe ha dovuto versare a Dxc 666 milioni di dollari. E questo spiega l’ammanco rispetto al terzo trimestre del 2018, quando il margine era stato di 451 milioni di dollari.
Analizzando le performance per ciascun comparto, le vendite sul fronte Intelligent Edge hanno generato un fatturato di 762 milioni di dollari, con margini operativi in crescita del 4,9%. L’Hybrid It ha pesato per 5,5 miliardi di dollari, con margini operativi del 12,7%, mentre i servizi finanziari hanno prodotto revenue per 888 milioni di dollari, con margini operativi dell’8,7%.
“Nel terzo trimestre abbiamo migliorato sia i margini lordi che operativi, distribuito buoni utili non -Gaap e generato un livello record di cash flow”, dichiara in una nota Antonio Neri, presidente e Ceo di Hpe. “Abbiamo anche investito in innovazione per i nostri clienti e annunciato acquisizioni strategiche, tra cui quella di Cray, che dovrebbe essere perfezionata entro il 2019, prima di quanto previsto. La nostra performance positiva sul piano operativo riflette un’esecuzione disciplinata di un piano che punta ad accrescere e potenziare il portfolio che offre ai clienti soluzioni software-defined ad alto valore aggiunto”, continua Neri. “Resto convinto del fatto che saremo in grado di sostenere una crescita profittevole anche durante l’esecuzione della nostra strategia”.