IL REPORT

Foia, richieste in crescita ma nelle PA resta l’incognita dati

Nei primi due anni di applicazione della normativa, rileva Openpolis, sono state 1.051 le domande di accesso civico di cui il 64% accettate. La percentuale più alta inoltrata alla Presidenza del Consiglio. Ma non tutti gli enti aggiornano le info in tempo reale: la Salute il ministero più “pigro”. Al top Difesa, Mibac e Mise

Pubblicato il 02 Set 2019

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Nei primi 2 anni di applicazione della normativa Foia sono state 1051 le richieste di accesso civico, di cui oltre il 64,5% andate a buon fine. La rilevazione è di Openpolis, secondo cui nel biennio 2017-2018 l’amministrazione che ha ricevuto più richieste è la Presidenza del Consiglio (274 richieste), seguita dalla Difesa (193), dai Beni culturali (150) e dallo Sviluppo economico (124). In media si sono registrate oltre 500 richieste di accesso civico generalizzato all’anno.

La percentuale più alta di richieste accolte è quella del ministero dell’Agricoltura e turismo (1 solo caso di diniego nel biennio su 38 richieste); all’opposto si trovano i ministeri del Lavoro (43% di accessi negati), della Difesa (39%) e dell’Economia (39%).

“Lo strumento sembra funzionare, ma alcuni dicasteri non mettono ancora a disposizione un registro per gli accessi, come quello dell’interno e il ministero dell’istruzione – spiega Openpolis- Un altro dato che emerge in maniera chiara è che la tipologia di dati, la loro qualità e il loro aggiornamento sono talmente differenti tra un’amministrazione e l’altra, che ad oggi il monitoraggio della materia risulta essere ancora difficile”.

Ogni sito ministeriale ha predisposto, all’interno della sezione “Amministrazione trasparente”, una sezione in cui si forniscono dettagli sulle diverse forme d’accesso, fornendo una serie di informazioni pratiche (moduli per le richieste, uffici destinatari, ). La pagina più completa è quella del ministero della Giustizia, che pubblica le linee guida operative e fornisce anche una rassegna periodica della giurisprudenza e delle motivazioni di alcuni casi di rigetto delle istanze di accesso.

Ad oggi tutti i ministeri hanno provveduto alla pubblicazione del registro: fanno eccezione il ministero dell’Interno (per il quale è ancora in corso di progettazione uno specifico sistema informatico) e il ministero dell’Istruzione. I dati invece dei ministeri della Pubblica amministrazione, degli Affari regionali, il Sud e la Famiglia sono inclusi nel sito della Presidenza del Consiglio.

Ogni ministero decide come pubblicare le informazioni che riguardano il Foia, specificamente: come presentare una richiesta di accesso agli atti, e soprattutto quante e quali sono le richieste ricevute. Questa libertà di pubblicazione ha fatto sì che fossero messe online sezioni molto differenti tra un’amministrazione e l’altra.

Alcune amministrazioni effettuano un aggiornamento continuo dei dati: è il caso della Difesa, del Mise e del Mibac. In altri casi l’aggiornamento è trimestrale (Presidenza del Consiglio; Politiche agricole; Mit, Difesa e Salute); per alcune amministrazioni l’ultimo aggiornamento risale a dicembre 2018 (Esteri, Mef, Lavoro e Ambiente).

Non sempre i dati sono tutti tempestivamente aggiornati: ad esempio, il registro per l’accesso del ministero della Salute, con riferimento ad una richiesta della Coldiretti del 27 aprile 2017, riporta solo la decisione del Tar, ma non la successiva pronuncia del Consiglio di stato che ha riformato la sentenza del Tar. Inoltre il 58% dei registri pubblica i dati degli accessi in formati pienamente riutilizzabili.

Per quanto riguarda invece la tipologia di dati rilasciati il discorso è più complicato. Come abbiamo già avuto modo di vedere, delle 14 amministrazioni analizzate, 12 hanno attualmente online un registro degli accessi. Tra queste 7 (il 58%) mette a disposizione i dati in dei formati riutilizzabili (o xls o xml), mentre i rimanenti 5 rilasciano delle tabelle pdf, formato che rende più complicato una vera analisi della materia. Questo elemento è determinante, perché la capacità di cittadini, ricercatori ed attivisti di riutilizzare i dati sulle richieste di accesso rappresenta l’elemento chiave per pienamente comprendere quanto e come sta funzionando il Foia in Italia.

Altro problema riguarda il contenuto esatto dei dati messi a disposizione. I ministeri che pubblicano i registri con le informazioni più complete sono i Beni culturali e gli Affari esteri. Tra le altre info, mettono a disposizione  l’oggetto della richiesta, la tipologia del soggetto richiedente (ad esempio privato cittadino, avvocato, docente, giornalista, associazione, sindacato etc.) e la data della richiesta e dell’esito.

La media dei tempi di risposta è nel complesso contenuta nei 30 giorni previsti dalla legge. Fanno eccezione il ministero dell’ambiente nel 2017 (44 giorni), il ministero della salute nel 2017 (38 giorni), il ministero dell’economia nel 2017 (37 giorni) ed il della difesa nel 2018 (37 giorni). Ad eccezione proprio del ministero della difesa, in tutti gli altri casi il 2018 ha segnato un miglioramento nei tempi di risposta rispetto al 2017.

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