Nel Lazio le imprese femminili sono 145.156, circa il 22% del totale. In Italia la Regione è secondo posto, dopo la Regione Lombardia: con il bando “Innovazione Sostantivo Femminile”, l’ente guidato da Nicola Zingaretti si propone di continuare la sua azione a favore delle imprese “al femminile”, spingendole verso una maggiore innovazione.
Il bando – con una dotazione di 1 milione di euro di risorse Por Fesr 2014-2020 – sostiene investimenti, fino ad un massimo di 40 mila euro, in nuove tecnologie e soluzioni digitali, come macchine a controllo numerico, realtà aumentata, stampa 3D, per favorire percorsi di innovazione nei processi produttivi, nel marketing e nella comunicazione, nella sicurezza dei luoghi di lavoro, nell’organizzazione aziendale.
Una parte della dotazione complessiva messa a disposizione, in misura del 20% e quindi pari a 200mila euro, viene riservata alle imprese che si trovano a operare nei territori identificati come “Aree di Crisi Complessa” all’interno della Regione Lazio; come ad esempio le aree terremotate.
Il bando è rivolto alle libere professioniste, alle imprese “al femminile” costituende e già costituite che potranno presentare i loro progetti a partire dal 10 settembre.
“Sono convinto aiuterà le donne che vogliono avviare un’attività imprenditoriale e quelle che già guidano un’impresa ad essere sempre più competitive e l’economia del Lazio ad essere ancora più plurale, aperta, moderna – spiega Gian Paolo Manzella, assessore allo Sviluppo economico della Regione Lazio – E questo bando va nella direzione giusta”.
L’iniziativa della Regione Lazio punta dunque a sostenere l’imprenditoria femminile in ambito digital, considerato uno dei settori chiave per il re-skilling. Sono infatti proprio le donne che soffriranno di più per la grande trasformazione del lavoro spinta dalla rivoluzione 4.0 e dall’utilizzo diffuso di robot, sistemi automatizzati e chatbot nell’industria e nei servizi.
Secondo un report McKinsey, aa qui al 2030 nel mondo fino a 160 milioni di donne potrebbero dover cambiare lavoro per colpa dell’automazione sempre più diffusa.
La ricerca ha analizzato i dati di dieci paesi nel mondo, sei in mercati maturi e quattro emergenti, secondo sei diversi possibili scenari di automazione. Tra il 7% e il 24% delle donne rischiano di perdere il posto, mentre per gli uomini la stima è tra l’8% e il 28%. L’automazione, sottolineano gli esperti, potrebbe in realtà essere un’occasione, perché se le donne riusciranno a fare una transizione verso lavori più qualificati il tasso di occupazione non diminuirà e aumenteranno gli stipendi.
Per poter giocare un ruolo di primo piano in questo tipo di organizzazioni servono però competenze relazionali ma anche competenze digitali. Secondo il recente rapporto Ocse “Going-Digital-the-Future-of-Work-for-Women” due tipologie di competenze che acquisiranno valore con la digitalizzazione saranno le cosiddette soft skills, da una parte, e le competenze specialistiche in campo Ict (Information Communication Technology), dall’altra. Mentre per le prime l’Ocse rileva una sostanziale equa distribuzione tra uomini e donne, vi è un’importante differenza di genere nelle seconde: attualmente, le possiedono il 5,5% dei lavoratori a fronte del solo 1,4% delle lavoratrici.