LA PROPOSTA

Confindustria: “In Italia 100 miliardi evasi, incentivare e-payment”

Il Centro Studi evidenzia come i metodi di pagamento digitale possano far emergere gettito fiscale modificando le abitudini di spesa dei consumatori finali. Ipotesi sconto del 2% per chi effettua transazioni elettroniche

Pubblicato il 11 Set 2019

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“Negli ultimi anni sono stati fatti molti passi avanti in Italia nella lotta all’evasione fiscale, che ha portato gradualmente all’emersione di gettito”, anche grazie alla fatturazione elettronica, ma il Ministero dell’Economia stima ancora 107 miliardi di euro di evasione fiscale e contributiva. Lo afferma una nota di studio del Centro studi di Confindustria (Csc) firmata dal professor Andrea Montanino, che propone con la manovra di incentivare l’uso della moneta elettronica e disincentivare il contante.

“L’utilizzo maggiore di metodi di pagamento digitale può far emergere gettito fiscale modificando le abitudini di spesa dei consumatori finali”, continua il Csc, che sottolinea che il monte evasione è “solo in parte attribuibile a grandi evasori”.

Secondo il Csc “l’Italia è anche uno dei paesi dove meno diffuso è l’utilizzo di carte di pagamento: rispetto a una media europea superiore a 100 transazioni pro-capite annue, in Italia ne vengono effettuate meno della metà”. Montanino sostiene che “si può costruire un intervento normativo che incentivi l’utilizzo della moneta elettronica.

La proposta del Csc si articola su due interventi: garantire un credito di imposta del 2% al cliente che effettua i pagamenti mediante transazioni elettroniche (incentivo all’uso della moneta elettronica); introdurre una commissione in percentuale dei prelievi da Atm o sportello eccedenti una certa soglia mensile (disincentivo all’uso del contante). Per quanto riguarda il credito di imposta del 2% per incentivare l’uso della moneta elettronica, sulla base delle ipotesi del Csc, assumendo che l’intervento entri in vigore il primo gennaio 2020, lo sconto del 2% verrebbe compensato dall’emersione di attività finora non tassate a partire dal terzo anno, rendendo la misura positiva dal punto di vista degli effetti sulla finanza pubblica soprattutto nel quarto anno, nel 2023 per 2,48 miliardi di euro. Per il secondo intervento, la commissione sui prelievi di contante, si stima un gettito annuale di circa 3,4 miliardi che – si legge nella nota – è “sostanzialmente in linea con quello necessario per coprire il mancato gettito dovuto allo sconto sulle transazioni elettroniche derivante dalla prima misura per il 2020”.

In questo modo si può incidere sulla componente più ampia dell’evasione modificando gradualmente i comportamenti favorendo un cambiamento culturale verso l’utilizzo di moneta elettronica. Nella proposta del Csc non ci sono oneri aggiuntivi netti per la finanza pubblica.

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