Il rapporto speciale tra Tim Cook e Donald Trump produce un risultato positivo per Apple: sgravi per i componenti dei suoi computer prodotti in Cina. In particolare, per il nuovissimo Mac Pro, che però non avrà volumi significativi sia per il posizionamento (è un computer pensato per l’elite del mercato professionale) che per il prezzo estremamente elevato, a partire da seimila dollari.
I regolatori americani hanno approvato dieci delle quindici richieste di esenzioni presentate da Apple nelle settimane precedenti. La mossa dei regolatori rende più facile per Apple e per altri produttori di computer per il gaming (generalmente aziende di piccole dimensioni) di assemblare i loro apparecchi negli Usa dopo aver importato le componenti con un livello di dazi doganali ragionevoli.
Le richieste fatte da Apple riguardavano – secondo la stampa americana – le componenti necessarie ad assemblare nella fabbrica dell’azienda in Texas, i nuovi Mac Pro. Si tratta come detto di apparecchi di nicchia, con una serie di componenti molto potenti e altamente specializzate, destinate al mercato dei professionisti. Ma l’esenzione non tocca solo Apple.
Accanto alla casa di Cupertino, che continua a produrre i suoi computer negli Usa dopo aver minacciato di spostare anche il montaggio finale in Cina, c’è anche un’altra serie di produttori che realizzano computer ad altissime prestazioni per gli amanti dei videogame.
Si tratta di una nicchia se possibile ancora più piccola di pubblico altopagante che però utilizza componenti ad alte prestazioni analoghe o paragonabili a quelle scelte da Apple per i suoi Mac Pro. Anche queste aziende assemblano i prodotti finali negli Usa e anche per loro l’esenzione arriva come una manna dal cielo.