Non c’è ancora chiarezza, ma questa volta ci sono almeno dei riscontri oggettivi. Dopo lo scandalo Cambridge Analytica Facebook aveva avviato una indagine – era il marzo del 2018 – per capire quali app fossero in grado di ottenere in maniera scorretta il grafo dei collegamenti degli utenti, e neutralizzarle.
Ebbene, passato un anno e mezzo, è arrivata la resa dei conti: Facebook ha annunciato durante il fine settimana di aver individuato 400 sviluppatori che non rispettano le linee guida – ma non ha indicato se pongano una minaccia per gli utenti – e ha provveduto a bloccare le loro app, che sono alcune decine di migliaia.
«Stiamo facendo dei progressi – ha scritto l’azienda – e anche se non siamo in grado di fermare tutto, e alcune cose di quelle che fermiamo riusciamo a fermale grazie all’aiuto di altri da fuori Facebook».
L’azienda ha pagato una multa record da 5 miliardi di dollari comminata dalla Federal Trade Commission americana (FTC) alcuni mesi fa per il comportamento nei confronti delle pratiche di gestione della privacy delle informazioni dei suoi utenti.
Le indagini della Ftc sono state avviate dalla violazione degli accordi stabiliti con l’ente Usa nel 2012 a causa della condivisione di informazioni effettuata in maniera inappropriata e riguardante 87 milioni di utenti. Una condivisione innescata dall’azienda di consulenza politica Cambridge Analytica.