Tutto sbagliato, tutto da rifare. Quella di Londra è una sconfitta che tiene Uber sulla graticola. Ieri i regolatori del mercato britannico hanno assegnato a Uber una licenza per operare il suo servizio di trasporto passeggeri della durata di due mesi. In palio c’era la possibilità, fortemente voluta dall’unicorno americano, di ottenere una licenza operativa per cinque anni, che avrebbe messo “in sicurezza” il business nella capitale britannica.
Invece, Transport of London (Tfl), l’autorità competente, ha rifiutato nuovamente la richiesta dopo che questa era stata bloccata nel 2017 citando il fatto che l’azienda non è riuscita a trovare un modo per verificare il background degli autisti e riportare alle autorità immediatamente gli atti criminali più gravi.
Un giudice nel 2018 aveva garantito 15 mesi di prova a Uber, che scadono il 25 settembre. La concessione del giudice era figlia dei sostanziali cambiamenti al suo business model nella città britannica, il mercato più grande d’Europa.
Adesso la Tfl dice che il rinnovo della licenza per soli due mesi arriva con “delle nuove condizioni che garantiscano la sicurezza dei passeggeri” e che è necessario che l’azienda fornisca più particolari sulle sue attività.
«Uber London – ha detto un portavoce della Tfl – ha ricevuto il permesso di operare come noleggio privato della durata di due mesi per consentire il controllo di ulteriori informazioni che abbiamo richiesto prima di prendere in considerazione qualsiasi potenziale richiesta di futura licenza operativa».
«Negli ultimi due anni – scrive Uber London in un comunicato – abbiamo lanciato una serie di nuove funzionalità di sicurezza nell’app, introdotto migliori protezioni per i conducenti e il nostro piano per l’aria pulita sta contribuendo a combattere l’inquinamento atmosferico. Continueremo ad ascoltare, imparare e migliorare per fornire il nostro miglior servizio a Londra».