L’utilizzo di strumenti digitali per la fruizione di alcuni servizi base della Pubblica Amministrazione potrebbe portare un risparmio di 157 euro all’anno per ogni famiglia italiana, con un risparmio aggregato di 4 miliardi di euro l’anno senza modificare le modalità organizzative dei servizi presi in considerazione nel campo della sanità, cittadinanza, istruzione, lavoro e sicurezza. Questo in sintesi il risultato di uno studio condotto dalla società I-Com e presentato oggi alla Camera al convegno “R-innovare l’Italia: una stima dei possibili benefici per i cittadini di una P.A. digitale”, alla presenza del presidente della Camera Gianfranco Fini, Massimo Sarmi, amministratore delegato di Poste italiane, Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, Pietro Scott Jovane, amministratore delegato di Microsoft Italia, Francesco Delzio, presidente dell’associazione "La Scossa" che ha collaborato all’organizzazione dell’evento.
Fini, educazione digitale per superare divario Nord-Sud
In Italia il “divario digitale” rappresenta "un grave limite allo sviluppo del Paese" da superare in primo luogo con "un’incisiva opera di ammodernamento e di potenziamento delle reti tecnologiche". Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini in un passaggio del suo intervento alla Sala della Lupa, sottolineando come il digital divide, rispetto all’uso delle tecnologie informatiche, abbia anche un aspetto sociale dovuto alla "scarsa propensione di una parte della popolazione all’utilizzo dei nuovi strumenti informatici e dei nuovi servizi" e cio’, anche per quanto riguarda i rapporti con la Pubblica amministrazione, è un "serio motivo di divisione" nel Paese, che "può provocare l’ulteriore aggravamento delle distanze culturali tra le generazioni e generare un inedito tipo di esclusione sociale: l’esclusione dalle opportunità del progresso tecnologico". Ne consegue la necessità di "promuovere la conoscenza e l’impiego degli strumenti informatici" e un’opera di "educazione digitale può essere in tal senso inserita tra i nuovi obiettivi che le istituzioni devono oggi perseguire per la promozione del principio dell’uguaglianza sostanziale dei cittadini sancito nel 2° comma dell’art.3 della Costituzione" da parte delle istituzioni più prossime alla vita dei cittadini, a partire dagli Enti locali e dalle regioni. Una direzione verso cui spingono anche le istituzioni europee che tra gli obiettivi fissati dall’Agenda digitale dell’Ue. Il divario digitale, oltre a colpire la fascia degli over 60, mette in evidenza anche un gap nell’uso di Internet tra il Centro nord e il Sud e ciò evidenzia “un serio motivo di divisione all’interno della comunità nazionale, che deve essere affrontato con politiche incisive e lungimiranti nel quadro della necessaria opera di superamento delle sperequazioni sociali e territoriali che attraversano il Paese e ne minano la coesione e la solidità”. Gianfranco Fini ha avvertito, in conclusione, che “la rimozione delle criticità oggi presenti nella fruizione sociale delle tecnologie informatiche deve rappresentare un nuovo e potente fattore di unità culturale e civile dell’Italia”, sulla falsariga del ruolo che ebbe la ferrovia nell’Italia post-unitaria e la tv negli anni ‘60 del secolo scorso. Il presidente della Camera ha affermato, quindi, che queste sono sfide che “l’Italia ha l’obbligo di vincere per costruire un futuro di coesione, progresso e giustizia”. Per Fini vi sono “mille modi per onorare il ruolo delle istituzioni e uno è quello di essere consapevoli delle sfide del tempo che viviamo e affrontarle per tempo, con lungimiranza e strategia”.
Delzio, alfabetizzazione chiave del risparmio
“L’alfabetizzazione porterebbe vantaggi per 4 miliardi di euro l’anno ai cittadini italiani, pari a 157 euro di risparmi per singola famiglia – dice Francesco Delzio, dell’associazione “La Scossa”, un think tank di professionisti che si occupano di digitale nati negli anni ’70 – L’offerta di servizi digitali nella PA italiana è molto ampia, il paradosso è la carenza della domanda. A causa del digital gap i risparmi potenziali per 4 miliardi l’anno diventano così in realtà 2,4 miliardi, ma si tratta di una somma che potrebbe raggiungere addirittura fra i 6 e i 13 miliardi di euro di risparmi con piccole modifiche organizzative in ottica di telelavoro, telemedicina e didattica universitaria a distanza”. Nel dettaglio, secondo lo studio di I-Com, il telelavoro applicato al 25% dei lavoratori che ci mettono più di mezzora per arrivare in auto sul posto di lavoro permetterebbe un risparmio di 847 euro all’anno ai fruitori, con un risparmio aggregato di 4,8 miliardi. Risultati analoghi si potrebbero ottenere sfruttando la telemedicina per le cure e i controlli a distanza del 25% dei malati cronici, che risparmierebbero 632 euro l’anno pari a circa 1,2 miliardi di euro.
Scott Jovane, inclusione digitale per over 65 e mondo femminile
“Usiamo la tecnologia in modo sempre più facile e ci aspettiamo di fare lo stesso anche nel nostro rapporto con la PA, con la scuola, la sanità ecc. – dice Pietro Scott Jovane, amministratore delegato di Microsoft Italia – Dobbiamo tenere presente che gli over 65 oggi sono il 20% della popolazione, e che nei prossimi anni diventeranno il 32%-33% degli italiani. Per questo bisogna fare in modo che questa fascia di persone possa fruire facilmente dei servizi digitali messi a disposizione dalla PA”. Per quanto riguarda il mondo della scuola e dell’Università, “ci sono due ordini di problemi – dice Scott Jovane – uno di carenza tecnologica nelle scuole l’altra di carenze dei docenti, che vivono le tecnologie come una minaccia quando in realtà sono un’opportunità per entrare in Rete. Le tecnologie infine sono uno strumento di inclusione sociale sia ad esempio per ex detenuti che vogliono rientrare nel mondo del lavoro, sia per le donne, in particolare nel periodo del rientro al lavoro dopo la maternità”.
"Usare le nuove tecnologia permette di risparmiare, in tutti i settori: dalla scuola, alla sanità e di ridurre le distanze tra cittadini e Pubblica Amministrazione", chiude Scott Jovane, aggiungendo che nel prossimo futuro spingerà ulteriormente sul telelavoro già adottato in azienda e che ha portato una riduzione del 30% delle spese di viaggio con un netto aumento della produttività. Per quanto riguarda le Pmi, il numero unodi Microsoft Italia ricorda che in Italia riservano in media un investimento in tecnologie che è la metà di quanto riservato nei paesi europei più avanzati.
Sarmi: l’e-gov c’è, serve più integrazione fra servizi
“Quando si parla di banda larga si immagina una trasmissione dati velocissima, ma già oggi con l’infrastruttura esistente, si sono sviluppati i servizi di e-governement – dice Massimo Sarmi, amministratore delegato di Poste Italiane – sono due i motivi di carenza della domanda: da un lato, la scarsa alfabetizzazione, dall’altro la scarsa conoscenza dei servizi. Fattore chiave è l’integrazione dei servizi digitali. Ad esempio, la fattura elettronica se il loro flusso non si integra con i sistemi delle aziende, allora diventa una semplice replica digitale di un fax. Ma l’obiettivo della digitalizzazione non deve essere una semplice replica di servizi vecchi, la semplicità di fruizione deve essere la premessa. Inoltre, non possiamo costringere la gente a fruire dei servizi in un unico modo. Per questo va bene creare servizi multicanale via cellulare, via tv tramite il telecomando e i servizi vanno in ogni caso assistiti”. Va in questa direzione l’istituzione del portalettere hitech, “per l’erogazione di servizi di altra natura a domicilio del cliente – aggiunge Sarmi – è vero che esistono casi di eccellenza, come la prenotazione della visita medica online a Firenze, il pagamento online del ticket e la consegna a domicilio di un referto medico o di un farmaco. Ma tutto ciò presuppone l’integrazione dei sistemi fra diversi soggetti”. Nel prossimo futuro la parola d’ordine sarà cloud e sul fronte della banda larga, secondo Sarmi, la cosa più realistica da fare è sfruttare al meglio la rete esistente.
Mastrapasqua, entro luglio il 100% dei servizi online
“L’obiettivo dell’Inps, che ha cominciato il suo percorso di dematerializzazione nel 2008, è raggiungere il 100% di servizi via Internet o contact center entro luglio del 2012 – dice Antonio Mastrapasqua, direttore dell’Inps – La nostra strategia è stata a partire dal 2009 l’esclusiva erogazione di determinati servizi via Internet. E su un totale di 32 milioni di adempimenti nel periodo aprile 2001-aprile 2012, 15 milioni di domande sono arrivate online. Le pratiche digitalizzate per noi sono dei semilavorati lavorabili ovunque, tanto che oggi le pratiche di una città del nodo possono essere lavorate in una città del sud con risparmi notevoli. L’esclusiva dei servizi online per noi è una grande sfida. Ad oggi abbiamo distribuito 8 milioni di Pin il 30% dei quali a persone over 60. Il nostro sito viene visitato oggi da 650mila visitatori per servizi online, a fronte dei 200mila del 2008, e ci sono 200mila persone che contattano il contact center”. Per quanto riguarda i certificati di malattia online, l’Inps ne riceve 12 milioni all’anno mentre 16 milioni sono quelli che npon arrivano ma che vengono coperti. In passato tutto ciò si traduceva in due raccomandate e nel data entry per l’Inpas, una montagna di carta che oggi è stata eliminata. Le visite fiscali sono digitalizzate. Nel prossimo futuro l’obiettivo è potenziare il ruolo delle banche dati.
“L’agenda digitale è una scommessa importante per il paese, anche più importante della Tav perché le ricadute economiche soprattutto al Sud saranno enormi”, ha detto Francesco Pizzetti, garante alla Privacy, mentre per Franco Grillini, esponente dell’Idv, il problema dell’Italia sono gli investimenti: “Siamo indietro nell’Ue sul fronte della digitalizzazione – dice – ci vorrebbe una nuova dorsale a banda larga, perché quella dell’incumbent è insufficiente e non può fornire l’ultrabroadband a 100 mbps necessario per raggiungere gli obiettivi dell’agenda digitale europea. Servono 35 miliardi di euro e che ce li metterà?”.