È sempre più in bilico il progetto Libra, la criptovaluta di Facebook: i partner della finanza, tra cui Visa, Mastercard, PayPal e Stripe, sono pronti a sfilarsi dal consorzio per lo sviluppo e il lancio della moneta virtuale a causa dei molteplici ostacoli regolatori che stanno emergendo e che rendono il progetto sempre più rischioso, come riporta il Wall Street Journal. L’arrivo sul mercato di Libra è stato annunciato per il 2020.
Consorzio Libra a rischio
Il progetto di Facebook è sostenuto dalla Libra association, un consorzio che vede in campo 28 membri fondatori (fra cui tra anche Uber e Spotify), a ciascuno dei quali è stato chiesto un investimento di 10 milioni di dollari per aderire. Il WSJ chiarisce che il patto firmato è al momento solo una lettera d’intenti non vincolante e che nessuno dei partner ha ancora davvero sborsato i 10 milioni di dollari: tutti possono ancora sfilarsi in qualunque momento. I soci chiedono maggiori garanzie a Facebook di un impegno concreto contro l’utilizzo di Libra per il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo, secondo il WSJ.
Già ad agosto il Financial Times scriveva che almeno tre dei sostenitori del progetto Libra, uniti in un consorzio (Libra association) con sede a Ginevra, erano intenzionati ad abbandonare l’operazione.
I partner in bilico si dicevano preoccupati del “mancato sostegno pubblico al progetto”, nonché dei “controlli regolamentari” che ricadranno inevitabilmente sulle attività anche extra-progetto per verificare le posizioni dei singoli attori in campo. Molti temono anche che “sarà difficile per i partner che vogliono essere pienamente in regola sostenere il progetto Libra”. E ancora: “Alcune delle tematiche regolatorie avrebbero dovuto essere discusse prima dell’annuncio del progetto, per capire come i regolatori avrebbero considerato lo stesso ed evitare dunque le opposizioni successive”.
I prossimi giorni saranno cruciali per il destino di Libra: domani i partner della Libra association si vedranno con Mark Zuckerberg per un meeting informale a Washington, mentre per il 14 ottobre è fissata una riunione presso la sede ufficiale di Ginevra per discutere la Carta fondante e nominare un consiglio di amministrazione.
Autorità in allarme in Europa
Le preoccupazioni dei regolatori europei e statunitensi sul progetto di Facebook sono emerse già all’indomani del lancio del progetto. Le autorità hanno chiesto maggiori informazioni sul funzionamento della valuta virtuale, espresso preoccupazioni sulla privacy e sulla sicurezza dei sistemi finanziari.
L’Antitrust europeo ha anche aperto un fascicolo sull’operazione con un occhio su presunte pratiche anticoncorrenziali: l’authority starebbe indagando, secondo anticipazioni di stampa, proprio sulla struttura del consorzio che gestirà la criptovaluta. E la Commissione Ue sarebbe anche impegnata a verificare i possibili effetti che l’introduzione di Libra potrebbe avere sull’integrazione tra Facebook, WhastApp e Instagram, altro progetto a cui lavora la “galassia” Zuckerberg.
A settembre è intervenuto il membro del board della Banca centrale europea, Yves Mersch, sottolineando i rischi per l’euro: “La criptovaluta di Facebook potrebbe ridurre il potere di controllo sulla moneta comunitaria e minarne il ruolo internazionale. Le authority europee ne ignorino le promesse ingannevoli”.
Ancora, in sede Ecofin, il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire ha messo in guardia sui rischi per i consumatori, la stabilità finanziaria e persino “la sovranità degli stati europei” e chiesto all’Unione europea di creare regole condivise per le monete virtuali, superando i rischi dell’attuale mancanza di un quadro normativo.
Pressing dei regolatori negli Usa
Negli Stati Uniti Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, ha dichiarato a luglio che i piani per costruire una valuta digitale da parte di Facebook “non possono andare avanti” finché non verrà fatta chiarezza su tutti gli aspetti controversi. A fine agosto ha rincarato la dose Jay Clayton, il presidente della Securities and exchange commission, affermando che Libra va sottoposta alle stesse stringenti regole che valgono per i titoli sul mercato azionario. Il dipartimento del Tesoro ha chiesto a sua volta che la valuta digitale di Facebook incorpori strumenti contro il riciclaggio di denaro sporco e contro il finanziamento del terrorismo.
Nelle sue audizioni al Congresso di luglio il top manager di Facebook David Marcus, che supervisiona il progetto sulla criptovaluta, ha sostenuto che Libra non ricade nell’area di competenza della Sec perché funziona come denaro che si scambia, non come titoli che si possiedono e rappresentano una forma di investimento. La lobby di Facebook a Washington porta avanti lo stesso argomento, ma la strada adesso sembra davvero in salita e, se le authority avranno la meglio su Facebook e imporranno la regulation, il lancio di Libra potrebbe slittare oltre il 2020 – sempreché non salti del tutto per l’abbandono dei partner.