Nessuna ingerenza del governo cinese e rispetto del golden power. In audizione davanti alle commissioni Tlc e Trasporti e Affari Costitizionali della Camera sul decreto perimetro cibernetico, Alessio De Sio, PR and Institutional Affair Director di Zte Italia, ha ribadito la trasparenza dell’operato dell’azienda nel nostro Paese. “I decreti e le leggi che vengono fatti ovunque noi le applichiamo e le rispettiamo, vogliamo dare il nostro contributo, non abbiamo alcun tipo di problema – ha detto De Sio – Zte non è contro il golden power o contro il controllo e il rafforzamento dei poteri dello Stato e del governo”.
“Zte è controllata al 51% dallo Stato Cinese e fa della trasparenza un suo punto di onore. Non ci sono ingerenze e controlli o altre attività poco chiare da parte della Cina”, ha sottolineato.
In audizione anche Alessandro Bassano direttore del Cyber Security Lab di Zte. “Noi ci occupiamo del pezzo di infrastruttura che ci compete, che ci sia sicurezza totale, che tutto sia assolutamente in linea con gli standard – ha spiegato il manager -. Abbiamo almeno un sistema a tre linee di difesa con verifiche periodiche affinché ciascun prodotto abbia tutte le garanzie di sicurezza”.
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Cosa prevede il decreto sul perimetro cibernetico
Il decreto recante disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica è stato licenizato dal Cdm del 18 settembre Sarà la Presidenza del Consiglio e non più l’Agenzia per l’Italia digitale (come nella prima versione che era un ddl) ad occuparsi di svolgere le attività di ispezione e verifica del rispetto dell’adozione delle norme a tutela della sicurezza da parte dei soggetti pubblici, mentre resta al Mise la responsabilità per i soggetti privati.
Il decreto, “considerata la straordinaria necessità ed urgenza” – si legge nel documento – sostituisce il precedente disegno di legge. E fra le maggiori novità c’è il passaggio delle competenze di verifica e controllo alla Presidenza del Consiglio dei ministri, nel ddl affidate all’Agid. Se è vero che non si fa esplicito riferimento al neo-costituito Dipartimento per la Trasformazione digitale, la cui squadra è tutta da fare, è evidente che funzioni convergeranno nella nuova struttura. La Presidenza del Consiglio potrà però avvalersi, è scritto nero su bianco nel nuovo provvedimento, dell’Agenzia per l’Italia digitale. Nessun cambiamento numerico in merito alle assunzioni: 57 le risorse assumibili a tempo indeterminato in seno al Mise, mentre le 10 previste per Agid passano alla Presidenza del Consiglio.
Riguardo alle reti a banda larga in 5G, il provvedimento prevede che per la messa in sicurezza delle reti, anche nel caso dei contratti già approvati, sia possibile modificare o integrare le misure prescrivendo la sostituzione di apparati e prodotti “che risultano gravemente inadeguati sul piano della sicurezza” si legge all’Art. 3.
Il Centro di valutazione e certificazione nazionale (Cvcn) istituito presso il Mise può entro 30 giorni imporre condizioni e test di hardware e software.
È fissata a quattro mesi la deadline per individuare le amministrazioni pubbliche, gli enti e gli operatori pubblici e privati che devono entrare a far parte del cosiddetto perimetro cibernetico, a garanzia della sicurezza di reti e servizi considerati “strategici”. Aggiornamento annuale dell’elenco delle reti, dei sistemi informativi e dei servizi informatici. Dieci mesi di tempo per definire le procedure secondo cui i soggetti che fanno capo al perimetro notificano gli incidenti che hanno impatto su reti, sistemi e servizi.