Per il Ceo di Arm, la società britannica di proprietà della giapponese Softbank che fornisce i chip alla maggior parte dei dispositivi del futuro, è la next big thing, il prossimo grande business da conquistare.
Il mercato automotive, che sta facendo fatica ad accelerare e passare alle smart car e in generale ai veicoli a guida autonoma, potrebbe beneficiare da una standardizzazione della piattaforma informatica soprattutto dal punto di vista dell’hardware e delle architetture dei sistemi. Ecco perché la joint venture con General Motors, Toyota e altre aziende del settore potrebbe avere un impatto cruciale sul mercato delle auto a guida autonoma.
Arm fornisce le tecnologie di base, cioè i processori presenti negli smartphone di oggi, ma non produce direttamente chip. I suoi legami con l’industria automobilistica risalgono alla fine degli anni ’90, quando le case automobilistiche iniziarono ad aggiungere chip di computer ai veicoli per funzioni come il controllo del motore e la diagnostica.
Martedì la società ha dichiarato di aver contribuito alla creazione del Consorzio di calcolo autonomo dei veicoli, (Autonomous Vehicle Computing Consortium, AVCC), insieme ai due produttori di automobili e ai fornitori del settore Bosch, Denso e Continental. Inoltre, hanno partecipano anche le società di semiconduttori Nvidia e NXP Semiconductors, che incorporano entrambe la tecnologia Arm nei loro chip.
Gli analisti, grazie alla presenza di varie case automobilistiche e aziende tecnologiche al lavoro sui veicoli a guida autonoma, si aspettano che il numero di chip nelle automobili aumenterà rapidamente. Ma gli attuali veicoli di prova utilizzati per sviluppare software a guida autonoma utilizzano lo stesso tipo di chip presenti nei datacenter: di grandi dimensioni e con un consumo di elettricità elevato.
In tutto il settore, le aziende produttrici di chip e le case automobilistiche concordano sull’idea che servano chip più piccoli e risparmiosi per adattarsi alle auto per il grande pubblico, forse a un decimo o meno dei livelli dei sistemi attuali.
«Sono appena tornato – ha detto Chet Babla, vice presidente per il settore automotive di Arm – da dei viaggi negli Stati Uniti e in Cina e ho avuto l’opportunità di provare quattro diversi tipi di veicoli autonomi. Erano prototipi di piattaforme per mettere alla prova il software. Tuttavia, quando ho chiesto di esaminare l’elettronica di questi veicoli, ho scoperto che si trattava letteralmente di server infilati nei bagagliai delle auto. Abbiamo ancora molta strada da fare».
L’AVCC sarà un gruppo indipendente finanziato dalle quote associative delle società che aderiscono. Il gruppo sarà aperto anche alla collaborazione con aziende che non sono parte del consorzio.
Il primo compito del gruppo sarà quello di creare un’architettura informatica comune. Questo obiettivo mira a rendere più semplice per le case automobilistiche la scrittura di software che funzioni su chip di diversi fornitori, in maniera simile al software scritto per Windows che funziona sui processori di Intel o Advanced di Amd.
«L’enorme quantità di innovazione tecnologica richiesta per far funzionare dei veicoli a guida autonoma su vasta scala – ha detto Massimo Osella, presidente del consiglio di amministrazione del nuovo gruppo e responsabile di un gruppo di laboratorio per la ricerca e lo sviluppo di GM – richiede uno sforzo di collaborazione a livello di settore».