Più risorse al Mise a cui spetterà il compito di certificare le componenti di rete Tlc. La sottosegretaria allo Sviluppo economico, Mirella Liuzzi, in audizione alla Camera sul perimetro cibernetico accende i riflettori sul ruolo del Cvcn (Centro di valutazione e certificazione nazionale): secondo Liuzzi l’organismo andrebbe rinforzato con il doppio delle 77 risorse attualmente previste dal decreto legge all’esame del Parlamento.
“E’ evidente – ha spiegato Liuzzi – che il Cvcn è il tassello fondamentale per la sicurezza cibernetica del Paese e la garanzia della sua piena operatività costituisce una priorità strategica nell’azione del Mise. Per far fronte a questa complessa attività è stata prevista l’assunzione di 77 unità”, ma “sebbene si tratti di un contingente importante potrebbe risultare insufficiente, quando il meccanismo sarà in pieno vigore, quindi è auspicabile un aumento delle unità: per far fronte alle richieste servirebbe circa addirittura il doppio delle unità previste”.
Il Mise, ha poi assicurato Liuzzi, intende operare nell’ambito della sicurezza cibernetica “con un approccio di salvaguardia degli interessi nazionali”, ma “previa un’adeguata ponderazione degli interessi di natura commerciale degli operatori e delle imprese che del resto quotidianamente si interfacciano con la nostra amministrazione”.
L’audizione del sottosegretario alla Difesa
“La costruzione di un perimetro di sicurezza nazionale cibernetica è un’esigenza non più procrastinabile per un Paese che vuole cogliere tutte le opportunità tecnologiche, senza dover rinunciare ad un livello di sicurezza adeguato”, ha spiegato il il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo in audizione alle commissioni riunite Affari costituzionali e Trasporti della Camera.
Il provvedimento, ha spiegato Tofalo, prevede “l’estensione delle capacità di verifica e validazione anche per le forniture dei beni e servizi dei sistemi valutati di rilievo in termini di sicurezza nazionale cibernetica, valorizzando e salvaguardando le competenze e le capacità delle nostre pregiate risorse umane. Non dobbiamo nasconderci però – ha sottolineato – che l’aumento delle responsabilità in capo al Dicastero, ed il supporto che dovrà essere dato in termini di tempo e risorse anche alle altre amministrazioni, dovrà essere necessariamente supportato da un piano di ampliamento del numero di risorse da formare ed integrare alle eccellenze che sono già operanti”.
“La Difesa – ha proseguito il sottosegretario – vuole partecipare attivamente nel dare il proprio contributo alla scrittura dei decreti attuativi che delineeranno i parametri di valutazione del rischio e definiranno i tempi e le procedure per l’adeguamento agli standard minimi di sicurezza. Resta chiaro – ha concluso – che un aggravio dei compiti in capo alle proprie strutture e al proprio personale dovrà essere sopperito da un rafforzamento delle risorse disponibili.
5G, la mozione a tutela della salute
L’aula della Camera ha approvato la mozione di maggioranza sulle iniziative per la tutela della salute relativamente ai campi elettromagnetici prodotti dal 5G. Il testo impegna il governo, fra l’altro, “a proseguire con l’approfondimento degli studi e delle ricerche sull’elettromagnetismo, con riferimento alle tecnologie di comunicazione radio e non solo 5G, accompagnando le riforme normative necessarie con adeguate iniziative istituzionali di comunicazione volte a soddisfare le esigenze di informazione chiara ed esaustiva per l’opinione pubblica; a garantire un monitoraggio costante e continuativo da parte del Comitato interministeriale per la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento elettromagnetico; a tener conto dello sviluppo tecnologico in atto nel settore delle telecomunicazioni e delle opportunità di crescita e competitività che tale sviluppo offre al Paese”.
Il governo è quindi impegnato “ad adoperarsi nelle sedi più opportune, facendo ove necessario ricorso a iniziative di tipo legislativo per rivedere e migliorare l’impianto normativo alla base della realizzazione delle infrastrutture di telecomunicazione nazionali di rete mobile, perseguendo l’obiettivo di una maggiore omogeneità e semplificazione normativa a livello locale”. Tutte respinte, invece, le mozioni che chiedevano la sospensione del 5G in Italia.
Per Massimiliano Capitanio, deputato della Lega e componente della Commissione Telecomunicazioni alla Camera, “la clamorosa decisione del governo di rimettersi all’aula sulla mozione che chiede di fermare qualsiasi forma di sperimentazione del 5G nelle città italiane è di una gravità inaudita, uno schiaffo alle società che hanno investito 6,5 miliardi nel futuro del nostro paese e allo stesso tempo un favore ai competitor mondiali”.
“Assistiamo con stupore a un pericoloso ritorno alla tentazione delle scie chimiche che il governo dovrà spiegare agli industriali, alle imprese, al mondo dell’istruzione e a quello della mobilità sostenibile – evidenzia il deputato leghista – La Lega proseguirà il suo lavoro per lo sviluppo consapevole sostenibile e non impattante del 5G, in attesa di tornare il prima possibile al governo di questo paese che non merita posizioni medievali”.