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Tim, non solo scorporo rete. Spunta una newco per i data center

Dopo le voci di luglio sulla vendita dei server, smentite da Gubitosi, si apre il capitolo esternalizzazione. Si starebbe lavorando a una unit da quotare in Borsa. Intanto il titolo sale sull’onda del possibile coinvolgimento nello spezzatino di Oi in Brasile. E Tononi si “sfila” dalla presidenza

Pubblicato il 09 Ott 2019

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Non solo scorporo della rete. Non solo dossier Open Fiber. L’Ad di Tim Luigi Gubitosi starebbe lavorando alacremente a un altro dossier: quello sui data center. Stando a quanto pubblicato da Bloomberg, Tim starebbe valutando lo scorporo dei suoi 23 data center per creare una unit ad hoc. Il tutto già nei primi 6 mesi del 2020 e con l’obiettivo di una successiva quotazione in Borsa. Che bollisse qualcosa in pentola sul fronte data center non è una novità: già a luglio era stato annunciato un piano di dismissioni anche se Gubitosi, in occasione di un convegno sul 5G a Roma aveva detto che “sui data center non c’è nulla e comunque non intendiamo venderli”.

Tim, il titolo sale sull’onda dell’operazione Oi in Brasile

In attesa di capire se la notizia sui data center sarà confermata – anche se al momento Tim si trincera dietro il no comment – il titolo stamattina in apertura ha guadagnato lo 0,36% a 0,5063 euro con volumi pari a 12 milioni di pezzi passati di mano a fronte di una media di 71,4 milioni in un’intera seduta dell’ultimo mese. A far salire il titolo sarebbe il possibile coinvolgimento nello spezzatino di Oi in Brasile attraverso la controllata Tim Brasil che ha manifestato interesse per gli asset mobili di Oi – valutati in 2,2 miliardi secondo indiscrezioni – a patto però che un’eventuale acquisizione non aumenti il debito di gruppo e che sia autofinanziata da Tim Brazil. Tim sarebbe inoltre disposta a diluire la propria quota attuale del 67% in Tim Brazil per supportare l’operazione. “Considerando l’attuale capitalizzazione di mercato di Tim Brazil (circa 29 miliardi di real), Tim Brazil potrebbe sostenere un’operazione fino a quasi 10 miliardi di real senza diluire Tim sotto il 50% – evidenziano gli analisti di Equita – Un’operazione selettiva sugli asset mobili sarebbe quindi alla portata del gruppo”.

Massimo Tononi non sarà il presidente Tim

“In merito alle indiscrezioni di stampa che sono emerse ripetutamente in questi giorni riguardo al mio futuro professionale mi preme precisare di non aver ricevuto alcuna proposta per il ruolo di Presidente di Tim. Desidero altresì chiarire che, pur riconoscendo la rilevanza della società e nutrendo grande stima per il suo management, non sarei comunque disponibile a ricoprire quell’incarico”: questa la nota che il presidente di Cdp Massimo Tononi ha mandato all’agenzia Ansa per sgombrare il campo dai rumors che lo davano per super favorito alla presidenza di Tim a seguita dell’uscita di scena di Fulvio Conti. Il cda in programma per il 21 ottobre rischia dunque la fumata nera sul fronte del “dossier” presidenza. Nei giorni scorsi anche il presidente di Open Fiber Franco Bassanini ha smentito l’ipotesi presidenza Tim.

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