I DATI

Tlc, Agcom: in un anno persi 1.700 posti di lavoro

L’authority pubblica il “Focus bilanci” per il settore. Il valore cumulato dei ricavi tra il 2014 e il 2018 scende da 31,4 a 30,6 miliardi. Investimenti pari al 40% dei ricavi, anche per l’asta sulle frequenze 5G

Pubblicato il 11 Ott 2019

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Dal 2014 al 2018 è sceso il fatturato delle imprese che operano nel settore dei servizi di comunicazione elettronica, e solo nell’ultimo anno il numero degli occupati diretti è calato di 1.700 unità. E’ la fotografia scattata dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che proprio oggi ha pubblicato il Focus sui bilanci delle principali imprese operanti nei Servizi di comunicazione elettronica. Si tratta, spiega l’authority, di una fotografia sintetica “dello stato di salute del settore attraverso l’analisi delle principali grandezze economiche, patrimoniali e reddituali calcolate, sulla base dei bilanci aziendali delle imprese, a livello complessivo di settore”.

Il calo dei fatturati

Dall’analisi dei dati contenuti nei bilanci di un campione delle 33 principali imprese che operano nel settore, rileva Agcom, si osserva come tra il 2014 e il 2018 le risorse complessive si siano ridotte del 2,6% passando da un valore cumulato dei ricavi pari a 31,4 miliardi di euro nel 2014 ai 30,6 miliardi nel 2018, con una flessione che soltanto nell’ultimo anno ha registrato un -3,4%. Tendenzialmente in riduzione anche il margine lordo (Ebitda) e quello netto (Ebit), a causa – secondo l’analisi di Agcom – della pressione competitiva che caratterizza il settore. “Tuttavia – sottolinea l’authority – una notevole incidenza la esercitano anche le politiche di bilancio adottate dalle imprese, come ad esempio svalutazione e ammortamenti, i cui riflessi chiaramente si ripercuotono anche sul negativo andamento del reddito d’esercizio”.

Utili netti per 1,5 miliardi in 10 anni

Tra i dati evidenziati dall’analisi Agcom emerge anche il fatto che il settore delle comunicazioni elettroniche, stando a quanto messo in evidenza dal campione preso in considerazione dal focus, tra il 2008 e il 2018 ha registrato complessivamente 1,5 miliardi di utile netto a fronte di ricavi per più di 380 miliardi di euro, “risultato – spiega Agcom – che sembra testimoniare sia gli effetti della pressione competitiva sui prezzi sia la natura fortemente ‘capital intensive’ del settore, che ha visto nel periodo investimenti complessivi per oltre 74 miliardi di euro”.

Il peso dell’Asta per le frequenze 5G

Tra gli investimenti indicati a bilancio dalle imprese nel 2018, prosegue l’authority in una nota – vi sono anche quelli legati all’acquisizione della licenza d’uso delle frequenze 5G, con Tim e Vodafone che raggiungono i 4,8 miliardi, che ha spinto il complesso degli investimenti a superare i 12,1 miliardi, pari a quasi il 40% dei ricavi.

I riflessi sull’occupazione

Ma come si ripercuotono questi numeri sull’occupazione nel comparto? A fine 2018 – conclude Agcom – nel settore risultano occupati oltre 64 mila addetti diretti, con una riduzione nell’ultimo anno di circa 1.700 unità lavorative. “Su tale dinamica – afferma l’authority – incidono in negativo i processi di riorganizzazione degli operatori, e in positivo la strutturazione e la crescita degli operatori che più di recente sono entranti sul mercato”.

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