Il digital divide è più difficile da superare al Nord che al Sud. Il nodo sono le risorse pubbliche. Lo scrive il Sole 24 ore, che ha intervistato Roberto Sambuco, capo dipartimento per le comunicazioni del Mise e nel comitato direttivo della cabine di regia dell’Agenda digitale, che coordina inoltre il gruppo di lavoro interministeriale su infrastrutture e sicurezza. Per le infrastrutture digitali “si è deciso insieme alle Regioni di utilizzare i fondi strutturali europei (Fesr 2007-2013) – ha detto Sambuco – ancora disponibili per alcune regioni del Sud. Pe rcompletare la copertura al Sud saranno utilizzati 170 milioni di euro”. Per sviluppare le reti di nuova generazione a banda ultralarga sono disponbili fondi Fesr per 445 milioni di euro.
Per il Centro Nord, “stiamo tentando di indirizzare insieme alle Regioni un progetto cofinanziato anche dai privati, perché in alcune situazioni si agisce anche ad incentivo. Un grosso aiuto verrà dalle reti mobili Lte, cioè dal 4G – dice Sambuco – con le frequenze assegnate nell’asta del 2011 che saranno liberate dal gennaio del 2013. Gli operatori aggiudicatari – Telecom, Vodafone, Wind e H3g – hanno obblighi di copertura importanti nelle zone in digital divide. Nel frattempo Infratel sta completando la posa della fibra prevista dal piano nazionale per la banda larga”.
Come spingere gli investimenti? “Il 70-80% dei costi riguarda gli scavi – aggiunge Sambuco – Negli ultimi tre anni si sono semplificate le procedure dei permessi, ma un tema molto rilevante su cui stiamo ragionando è il catasto del sottosuolo. Il censimento di tutti i cavidotti permetterebbe di riutilizzare infrastrutture senza rifare gli scavi, riducendo i costi di oltre il 30%. Altre idee riguardano la ulteriore semplificazione delle procedure per la posa della fibra negli edifici vecchi o in costruzione”. Dove reperire le risorse per le Ngn nel Centro-Nord? Ci saranno altri fondi strutturali per tutta l’Italia nei prossimi 7 anni (Fesr 2014-2012). Gli operatori stanno facendo la lro parte, ma l’aiuto decisivo lo deve dare l’e-government: una spinta della domanda che renderà più facile investire nelle reti”. Infine, 121 milioni di euro in fondi Fesr saranno destinati ai data center al Sud in una logica che potrebbe essere quella di una partnership pubblico-privato.