Si chiama “Italia cashless” il piano con cui il governo punta ad abbattere l’uso del contante e aumentare l’uso dei pagamenti elettronici. Nella manovra licenziata dal Cdm di ieri si predispone un programma che prevede, tra l’altro, l’introduzione di un super bonus da riconoscersi all’inizio del 2021 in relazione alle spese effettuate con strumenti di pagamento tracciabili nei settori in cui è ancora molto diffuso l’uso del contante. Stabilita anche l’istituzione di estrazioni e premi speciali per le spese pagate con moneta elettronica e sanzioni per la mancata accettazione dei pagamenti con carte di credito o bancomat.
Nella nota di aggiornamento al Def che anticipava la Manovra si prevede un super bonus del 19% fino a 2.500 euro per le spese effettuate per via elettronici in specifici settori ad elevato rischio di evasione fiscale.
Al momento, come spiegato dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, non c’è stima di gettito ma “è nostra convinzione” che ci sarà. “L’impegno è a destinare le risorse aggiuntive “a sostegno di una ulteriore riduzione delle tasse”, ha evidenziato.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha evidenziato che il le misure non andranno a penalizzare “nessuna categoria produttiva né renderanno più difficoltosa la vita ai cittadini, incentiva l’utilizzo della moneta elettronica e i pagamenti digitali per favorire l’emersione dell’economia sommersa”.
Industria 4.0
Ma l’impegno “digitale” del governo non finisce qui. Nella manovra inviata nella notte alla Commissione europea si stanziano le risorse necessarie a proseguire gli incentivi del programma “Industria 4.0” per sostenere gli investimenti privati e favorire il rinnovo dei sistemi produttivi: tra questi il Fondo centrale per le piccole e medie imprese; il super e l’iper ammortamento (per beni tecnologici, software ed economia circolare); il rifinanziamento della legge Sabatini; il credito di imposta per la “Formazione 4.0”.
Nel dettaglio, il Documento programmatico di bilancio prevede la “estensione al triennio dell’iperammortamento, con una supervalutazione del 170% degli investimenti in beni nuovi, strumentali, materiali e ad alto contenuto tecnologico, atti a favorire i processi di trasformazione tecnologica in chiave Industria 4.0 e in maniera sostenibile ed ecocompatibile”, e la “estensione al triennio del superammortamento, con una supervalutazione del 130% degli investimenti in beni strumentali nuovi. Per chi beneficia dell’iperammortamento possibilità di fruire anche di una supervalutazione del 140% per gli investimenti in beni strumentali immateriali (software e sistemi IT)”.
Il Documento specifica che la proroga al 2020 del superammortamento per investimenti in beni strumentali è fino a 2,5 milioni. Le detrazioni Irpef e le deduzioni Ires per gli investimenti effettuati in startup e pmi innovative vengono incrementate e il Bonus Formazione 4.0 deve essere fruito entro il limite massimo annuale di 300 mila euro (per le grandi imprese il limite massimo annuale è di 200 mila euro). La Manovra prevede investimenti relativi al Piano Impresa 4.0, alle Strategie nazionali sulla tecnologia Blockchain e sull’Intelligenza artificiale e alla Strategia nazionale per Banda Ultra Larga e sviluppo della tecnologia 5G, nonché il voucher alle pmi per prestazioni consulenziali finalizzate a processi di trasformazione tecnologica e digitale nell’ambito del Piano nazionale Impresa 4.0.
Sul piano degli incentivi per Industria 4.0 si prevede il “rifinanziamento del Fondo centrale per le Pmi per il prossimo triennio, per sostenere laccesso al credito delle Pmi, incluse le start- up innovative e le imprese che acquistano beni strumentali ad uso produttivo e hardware, software e tecnologie digitali”. Si proroga il “credito di imposta per spese relative al personale dipendente impegnato nelle attività di Formazione 4.0” e si rifinanziano le agevolazioni “Nuova Sabatini”. Previste anche le proroghe al 2020 del credito di imposta per le imprese che acquistano beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive ubicate nel Mezzogiorno, a valere sul Fondo sviluppo e coesione, e del credito di imposta per le imprese che acquistano beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive nelle zone terremotate Centro Italia.
Web tax dal 2020
Il decreto Fiscale collegato alla Manovra prevede l’entrata in vigore della web tax (o digital) dal prossimo anno, con una stima di gettito di 600 milioni all’anno. Il provvedimento dà seguito all’annuncio del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che nei giorni scorsi aveva appunto detto che la tassa sarebbe entrata in vigore il 1° gennaio 2020.
Cosa prevede la web tax
L’imposta sui servizi digitali prevede un’aliquota del 3% sui ricavi da applicare ai soggetti che prestano servizi digitali e che hanno un ammontare complessivo di ricavi non inferiore a 750 milioni e un ammontare di ricavi derivanti dalla prestazione di servizi digitali non inferiore a 5,5 milioni. Le soglie vanno calcolate rispetto ai ricavi conseguiti l’anno precedente; l’esigibilità dell’imposta è prevista a fine 2020; introdotta un’eventuale sunset clause, cioé l’imposta resta in vigore fino all’attuazione delle disposizioni che deriveranno da accordi raggiunti nelle sedi internazionali.
Per quanto riguarda l’identificazione del criterio in base al quale “il dispositivo dell’utente si considera utilizzato nel territorio dello Stato, va fatto riferimento principalmente all’indirizzo di protocollo internet (Ip) del dispositivo stesso o ad altro sistema di geolocalizzazione”. L’imposta resta in vigore fino “all’attuazione delle disposizioni che deriveranno da accordi raggiunti nelle sedi internazionali in materia di tassazione dell’economia digitalizzata”.
La tassa dovrà essere versata “entro il 16 marzo”, mentre “la presentazione della dichiarazione annuale dell’ammontare dei servizi tassabili forniti” dovrà avvenire “entro il 30 giugno dello stesso anno”.
La web tax, prevista dalla Manovra 2019, non è mai entrata in vigore perché non è stato varato il decreto attuativo. La bozza del decreto fiscale ora dispone che non sarà “necessaria l’emanazione di un apposito decreto ministeriale per l’applicazione della normativa”.
Notificazioni digitali
PagoPA Spa realizzerà e gestirà una piattaforma digitale, che verrà utilizzata dalle Pubbliche Amministrazioni, dagli agenti della riscossione e dalle società iscritte nell’apposito Albo tenuto dal Ministero dell’economia e delle finanze, delle quali i comuni e le province possono avvalersi per lo svolgimento delle attività di liquidazione, accertamento e riscossione delle proprie entrate. Attraverso tale piattaforma verranno resi disponibili atti, provvedimenti e comunicazioni indirizzati a tutti i soggetti, pubblici o privati, aventi la residenza o la sede legale sul territorio nazionale, anche tramite terzi (coniuge, parenti o affini entro il quarto grado o intermediari). I cittadini saranno obbligati ad accedere – personalmente o mediante un delegato – all’apposita area personale della Piattaforma. Cambieranno anche gli effetti della data di notifica, e della conseguente decorrenza dei termini. Il perfezionamento della notificazione avverrà, infatti, per gli atti che le Amministrazioni renderanno disponibili nella Piattaforma in ciascun bimestre dell’anno, all’ultimo giorno del secondo mese successivo, e ciò a prescindere dall’effettivo accesso alla stessa Piattaforma da parte dei destinatari.
“Una rivoluzione porterà a risparmi consistenti – spiega il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli – Le amministrazioni coinvolte, infatti, risparmieranno sui costi vivi di notifica, sia in termini di anticipazione finanziaria, che di perdita economica, nei casi di mancato recupero per inadempimento. La nuova previsione normativa è tale da assicurare, peraltro, il buon fine della notifica per la totalità degli atti interessati, determinando anche una significativa deflazione del contenzioso per vizi di notifica, con notevole contenimento dei relativi costi. Abbiamo effettuato alcune simulazioni. Con riguardo all’Agenzia delle entrate Riscossione, il volume annuo di atti stimato ammonta a circa 32 milioni. Il 45% di tali atti viene attualmente notificato per irreperibilità relativa o assoluta del destinatario, originando plurimi adempimenti gestionali derivanti dalle conseguenti formalità di deposito, affissione e avviso, oltre che un cospicuo contenzioso. Al riguardo, infatti, circa il 60% dei ricorsi incardinati avverso atti emessi dall’agente della riscossione afferisce ad asseriti vizi di notifica.
“Con le nuove modalità di notifica ci sarà un’immediata contrazione delle anticipazioni finanziarie, per un ammontare annuo non inferiore a 50 milioni di Euro (spese vive di notifica), nonché una riduzione dei costi connessi al contenzioso, per circa 55 milioni di Euro all’anno – prosegue – Dall’Agenzia delle Entrate, invece, potrebbe attendersi una significativa riduzione dei costi netti di notifica e spedizione, attualmente stimati in circa 41 milioni di euro annui (calcolati al netto delle somme recuperate a titolo di rimborso per le spese di notifica e spedizione, ove previsto).Ma risparmi consistenti li avrebbero anche i Comuni, con ricadute positive sui servizi che potrebbero essere erogati ai cittadini. Si pensi che la sola Città di Napoli ha ipotizzato, grazie all’introduzione di questa norma, un risparmio complessivo di circa 12 milioni di euro”.