Databricks, la startup degli analytics e dell’intelligenza artificiale sostenuta anche da Microsoft, ha raggiunto un valore di 6,2 miliardi dollari, più del doppio del prezzo di 2,75 miliardi che gli investitori davano a febbraio alla società americana. Merito del nuovo round di finanziamenti che ha fatto schizzare le quotazioni di Databricks sul mercato privato: un’infusione di ulteriori 400 milioni di dollari che portano il totale raccolto a quasi 900 milioni. Con oltre 5.000 clienti in portafoglio per la sua piattaforma proprietaria “Unified data analytics platform” e vendite dell’ordine di 200 milioni di dollari l’anno la crescita prosegue e punta all’Europa, dove Databricks intende potenziare l’attività e le assunzioni del suo centro di sviluppo ad Amsterdam aperto due anni fa.
Connubio vincente tra analytics e AI
Al nuovo round di finanziamento per Databricks hanno partecipato i due finanziatori già esistenti, Microsoft e Andreessen Horowitz, nonché i nuovi investitori Tiger Global Management e i clienti gestiti da BlackRock e T. Rowe Price Group.
Ben Horowitz, general partner di Andreessen Horowitz e membro del cda di Databricks, ha detto che gli investitori stanno premiando la visione della società di San Francisco e del suo ceo Ali Ghodsi. Estrarre conoscenza dai dati tramite l’intelligenza artificiale non è affatto facile: molte aziende hanno difficoltà a dare un senso ai loro volumi enormi di dati disparati. Per Horowitz, Databricks semplifica il processo di analisi offrendo risultati senza uguali: gli analytics basati sull’AI diventano “facili e pratici”.
Nel cloud di Azure
La startup californiana, fondata sei anni fa, ha 5.000 clienti, che includono Viacom, Hp e Cisco, secondo quanto svelato dal ceo Ghodsi. A questi clienti Databricks vende strumenti che aiutano a organizzare e comprendere i dati e a cercare tra le informazioni con tecnologie di intelligenza artificiale. Microsoft non è solo investitore ma anche partner della società e integra una versione del software di Databricks nel suo prodotto cloud, Azure.
A caccia di talenti in Europa
Nell’ultimo anno Databricks ha più che raddoppiato le sue reccuring revenue, secondo quanto svela la società. Le vendite annuali si aggirano sui 200 milioni di dollari. I guadagni vengono usati in parte per finanziare le assunzioni all’estero: uno dei problemi principali che l’azienda deve affrontare – dice il ceo Ghodsi – è quello dei visti e delle green card per gli Stati Uniti.
Il presidente Donald Trump, infatti, ha imposto una stretta sui permessi di lavoro per i talenti stranieri e per Databricks è più difficile assumere. Per questo la startup guarda all’Europa, dove spenderà circa 110 milioni di dollari in tre anni nel suo European development center ad Amsterdam. La società ha già triplicato le dimensioni del suo team di ingegneri nella città olandese negli ultimi due anni: a fine 2019 la struttura nel nostro continente conterà 200 dipendenti.
“Ovunque è più facile e conveniente assumere rispetto a San Francisco”, dice Ben Horowitz: per il big del venture capital si sono ampi spazi per l’espansione europea di Databricks.