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5G, per i vendor cinesi negli Usa si mette sempre peggio

La Fcc pronta a votare sì alla proposta di classificare Huawei e Zte come “rischio per la sicurezza nazionale”. Gli operatori locali potrebbero essere costretti a rimuovere i prodotti già installati con un costo di almeno 1 miliardo di dollari

Pubblicato il 29 Ott 2019

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Il bando Usa sui fornitori Tlc cinesi Huawei e Zte è destinato a inasprirsi: la Federal communications commission (Fcc) è pronta ad approvare la definizione di “rischio per la sicurezza nazionale” per i due provider di attrezzature di telecomunicazione. Ciò si traduce automaticamente nel divieto per le telco americane di avvalersi dei fondi pubblici per comprare apparati e servizi da Huawei e Zte. Washington ha messo sul piatto 8,5 miliardi di dollari di finanziamenti federali per aiutare le piccole telco ad acquistare attrezzature e servizi Tlc in vista della realizzazione delle reti mobili 5G : i prodotti Huawei e Zte sarebbero fuori.

Ma la Fcc è pronta a andare oltre includendo nella sua decisione l’obbligo per gli operatori telecom di sostituire le attrezzature di Huawei e Zte già installate con prodotti di altri fornitori. Sarebbe un grave colpo per i piccoli carrier locali che portano la banda larga in aree rurali e remote e che si sono avvalsi delle attrezzature e dei servizi dei provider cinesi per ridurre i costi.

5G e cyber-sicurezza

Il presidente della Fcc Ajit Pai ha proposto fin da marzo 2018 di vietare ad alcuni fornitori l’accesso allo Universal Service Fund, lo stanziamento della Fcc per la banda larga, senza nominare specificamente Huawei e Zte. Questo fondo da 8,5 miliardi di dollari offre sussidi per portare il broadband nelle aree remote e in sedi come le scuole e le biblioteche.

L’analisi condotta in questo anno e mezzo dalla Fcc dimostrerebbe che i legami delle aziende private cinesi con gli organi del governo e dell’esercito di Pechino rappresentano un rischio per la sicurezza degli Stati Uniti perché aprono le porte alla cessione di informazioni e ad attività di spionaggio, sia a scopi politici che di appropriazione di segreti industriali.

“Quando si tratta di 5G e di sicurezza dell’America, non possiamo permetterci di rischiare e semplicemente sperare che tutto vada bene”, ha scritto Pai nella proposta per i commissari della Fcc con cui chiede di designare Huawei e Zte “rischio per sicurezza”. “Ora che gli Stati Uniti sono impegnati nell’aggiornamento delle loro reti verso la prossima generazione delle tecnologie mobili – il 5G – non possiamo ignorare il rischio che il governo cinese cerchi di sfruttare le vulnerabilità di rete allo scopo di condurre attività di spionaggio, inserire malware e virus o tentare qualunque azione che comprometta le nostre reti di comunicazione critiche”.

Avanti col “ban”

La Fcc voterà sui fornitori cinesi il prossimo mese. In agenda a novembre c’è anche un incontro con i rappresentanti delle telco per capire quanto costerebbe la rimozione e sostituzione delle attrezzature Huawei e Zte già in uso nelle loro reti. Il governo federale è deciso a andare avanti nel “ban”: non si farà spaventare dalle proteste dei carrier, ma cercherà di quantificare l’entità di un fondo pubblico per risarcire le telco dei costi che dovranno affrontare per fare piazza pulita dei prodotti cinesi.

Circa una dozzina di carrier rurali negli Stati Uniti dipendono dalle attrezzature di Huawei e Zte. Il Congresso sta discutendo un fondo da 1 miliardo di dollari per sostenere la spesa di queste telco per sostituire i prodotti dei provider cinesi con quelli di concorrenti come Nokia e Ericsson; se il Congresso tarda ad approvare la manovra, la Fcc potrebbe usare quei fondi per rimborsare le telco locali.

La reazione della Cina

Una volta che la Fcc avrà effettivamente votato per escludere Huawei e Zte dai contratti pubblici e dalle attrezzature di rete americane, le due aziende avranno 30 giorni per contestare la decisione dell’ente federale; comunque prima di arrivare all’ordine definitivo di rimozione delle attrezzature di rete cinesi già installate passeranno diversi mesi, forse anche un anno, sottolinea Reuters.

Pronta la replica di Huawei, che ha sottolineato di non aver mai avuto “gravi incidenti di sicurezza” in 30 anni di attività e in 170 paesi in cui opera. L’azienda cinese ha ribadito che la proposta della Fcc su cui si voterà a novembre impatta soprattutto le piccole telco locali americane della banda larga e finirà con l’allargare il digital divide e rallentare lo sviluppo economico degli Stati Uniti senza far nulla per la sicurezza delle reti Tlc.

Il ministro degli Esteri cinese ha fatto sapere, tramite un portavoce, che Pechino si oppone con forza all’atteggiamento degli Stati Uniti, già più volte definito “discriminatorio” e “vessatorio” nei confronti delle aziende cinesi e contrario ai principi del libero mercato.

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